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Far West, i paesaggi sconfinati dell’America

Far West USA on the road

Racconto di viaggio negli Stati Uniti dell’Ovest attraverso i grandi parchi americani

Il Far West rappresenta nell’immaginario collettivo il classico fotogramma di un cowboy che rincorre un indiano, carovane, saloon, e John Wayne. Era pressapoco anche tutto quello che sapevo delle grandi terre dell’Ovest dell’America. Nulla di più sbagliato.

Da tempo desideravo conoscere l’Ovest, io che sono sempre andata a Est. Un viaggio attraverso i grandi parchi Americani mi sembrava impossibile da compiere visto che non sono pratica con l’auto e viaggio da sola. Poi mi son detta: perché rinunciare? Viaggi Avventure nel Mondo proponeva una soluzione perfetta alle mie esigenze: Far West Discovery, 17 giorni in mini van, non dovevo pagare il supplemento essendo sola (si condividono le stanze con gli altri viaggiatori), viaggio con un itinerario fantastico on the road, e c’erano già due iscritti. Prenoto!

Le mie compagne di viaggio

Far West le mie guide

La scelta su che guida portare in un viaggio del genere è cruciale. E’ l’unica voce dei luoghi visitati, un ponte tra me e la cultura che mi circonda. Dopo un accurato esame ho scelto di portare in valigia la guida Feltrinelli – Rough Guides “Stati Uniti sudoccidentali”; la National Geographic su “I segreti dei parchi nazionali americani” e “San Francisco”. Molto utili si sono rivelati i vari depliant presi ad ogni centro visitatori all’ingresso dei parchi.

Siamo partiti in 11, per un lungo viaggio da Denver a San Francisco attraversando 5 Stati e percorrendo più di 5000km. Un’avventura unica che ho deciso di raccontare in questo articolo.

Itinerario di viaggio nel Far West
Far West Discovery: da Denver a San Francisco attraversando Colorado, Utah, Arizona, Nevada e California

L’immensità del nulla

Immensità” è la sensazione che si prova appena poggi il piede fuori dall’auto e ti trovi sul suolo sconfinato dell’America. Lo sguardo va lontano senza che ci sia una barriera umana. La natura regna sovrana in un deserto pieno di vita. E questa immensità del nulla, come l’avevamo definita noi, dà pace e serenità. Una natura che non giudica, non si aspetta che tu faccia chissà che grandi cose se non vivere. Vivere come dovrebbe vivere ogni umano, in un rapporto uomo-natura pieno di rispetto e fiducia.

Sul bordo del canyon di Canyonlands – il primo che abbiamo visitato – non riuscivo più a muovermi. Vertigini? In parte. Lì, a pochi metri, centimetri dalla gola profonda, ho assaporato per la prima volta la libertà di vedere senza confini, di respirare senza barriere. Avevo i brividi. Sapevo di essere ad un passo dalla vastità della natura in tutto il suo insieme. Un altro passo, e la natura ed io saremmo state per sempre un’unica entità. Volare nel vuoto, assorbendo ogni soffio di vento.

E’ impressionante trovarsi tra rocce millenarie, in luoghi dove l’uomo poteva solo entrare in punta di piedi e seguire le regole che la natura gli imponeva. Ci si sente piccolissimi, e allo stesso tempo capisci il senso di esserci, di esistere lì in quel momento specifico. Eppure, nella desolazione più assoluta, la vita irrompe con forza, voracità, in fiumi che scavano da millenni i canyons. Il fiume Colorado è colore, un’ancora di speranza di come la vita vincerà sempre sul nulla.

Stolen Lands

Sono partita per il Far West con una missione: chiedere scusa ai Nativi. No, non sono matta anche se i miei compagni di viaggio lo avranno di certo pensato. Il desiderio di scoprire i grandi parchi naturali deriva anche dai tanti documentari visti sulla cultura Nativa. Non dobbiamo dimenticare che ogni millimetro del suolo del continente Americano è macchiato di sangue. Ok, le guerre ci sono sempre state. Ma del genocidio Americano si parla poco e male. Con prepotenza ci siamo impossessati delle loro terre, costretti a “civilizzarsi”, massacrati, stuprati, denigrati.

Far West Navajo

Si ritiene che morirono tra i 55 e i 100 milioni di Nativi Americani a causa dei colonizzatori europei, delle malattie che essi portarono nel nuovo continente e contro cui i nativi non avevano difese immunitarie, perdita delle loro terre.

Ciò che mi fa più rabbia è vedere come ancora sono costretti a vivere ai margini della loro terra! Quando si entra in uno dei territori denominati “riserva” , c’è solo tanta tristezza. I Navajo, un popolo pacifico dedito all’agricoltura, oggi vive in prefabbricati, roulotte immerse in terricci fangosi, sguardi tristi, persi.

Mancava poco all’ingresso della Monument Valley, uno dei simboli degli Stati Uniti nonché riserva Navajo. Era lì, che sistemava alcuni attrezzi sul pick up. Si è avvicinato e non ho resistito: ho compiuto la mia missione. Non ricordo nemmeno se ci siamo presentati, ma questo gentilissimo signore Navajo mi ha raccontato la sua vita.

Una storia Navajo

Con lo sguardo di chi si è ormai rassegnato, questo signore Navajo mi ha spiegato come i Nativi non possono per legge avere terre di loro proprietà: sono tutte in prestito dallo Stato. Come se fossero loro gli stranieri sul suolo Americano. Ma quando si è trattato di avere più soldati possibili per la Seconda Guerra Mondiale e la guerra in Vietnam, l’America si è subito ricordata del popolo Nativo. Gli Americani utilizzavano un codice composto da parole Navajo impossibile da decifrare per i nemici.

I suoi genitori parlavano solo Navajo, mentre lui è stato costretto a tagliare il codino – simbolo nella loro cultura – e a imparare l’inglese. Viveva tra due mondi, senza potersi pienamente identificare con una delle due culture.

Far West Valley of the Gods
Valley of the Gods, luogo sacro per i Navajo

In molti vivono ancora nelle Hogan, tipiche capanne di terra e paglia della cultura Navajo, senza corrente ed acqua. La sua comunità non cerca vendetta, ma dialogo e comprensione. Vorrebbero essere ascoltati, far capire come anche la loro cultura possa insegnare qualcosa. A malincuore accettano questa situazione perché non vogliono discussioni;allo stesso tempo, però, vorrebbero esser lasciati in pace, non prendere parte a guerre che ritengono non appartenerli.

Non sono riuscita a fotografare né lui né altri nativi. Non volevo diventassero anche per me un souvenir.

Canyon de Chelly, Riserva Navajo

La sensazione che ho avuto durante i tanti chilometri percorsi tra le terre del Far West è di estraneità tra i luoghi e gli abitanti. Mi spiego meglio. I Nativi sono riusciti nel corso della storia a vivere in perfetto equilibrio con le condizioni difficili dei territori. Conoscendo la loro cultura, si vede come questa si sia perfettamente integrata con i canyon, le valli, i fiumi. Mi spiace dirlo, ma gli Americani li ho visti come pesci fuor d’acqua. Si percepisce l’assenza di un loro percorso evolutivo su quelle terre, una mancanza di storia antica, di un legame sacro con quei luoghi.

Sua Maestà La Natura

Chi intraprende un viaggio on the road per l’America, ed in particolare nei territori del Far West, sa che si troverà a cospetto di colei che tutto può: la Natura. Sì, perché oltre che essere vasta e sconfinata, la natura dei grandi parchi americani del Far West è prima di tutto bellezza da lasciare senza fiato.

Il contrasto di colori che si ha tra i vari paesaggi a pochi chilometri di distanza è impressionante. L’ocra e il rosso dei canyon si scontra con il verde e il ghiaccio delle montagne. Lo stesso Grand Canyon è una montagna desertica: pini montani si affiancano ad una vegetazione più rada mentre la gola del canyon urla la sua aridità. Si passa dal bianco della Valle della Morte ai boschi rigogliosi dello Yosemite Park.

Far West Antelope Canyon
Far West Arches N.P.
Colorado
Far West Bryce Canyon
Far West Yosemite
Far West Monument Valley
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Arizona
Antelope Canyon
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Utah
Arches N.P.
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Colorado on the road
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Utah
Bryce Canyon N.P.
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California
Yosemite N.P.
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Utah, Arziona
Monument Valley
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Pinnacoli arancioni si stagliano tra verde vegetazione nel Bryce Canyon, mentre sacre ed antiche sequoie ci accolgono tra le loro radici. Le rosse mani della Monument Valley proteggono oggi come in passato i pueblo ancestrali e i Navajo. Si cammina tra tronchi pietrificati e dune lunari, perdendo lo sguardo in una valle dalle tonalità fuoco, nella Foresta Pietrificata. Sfumature che cambiano con un fascio di luce nell’Antelope Canyon.

Infine, dopo tanto deserto, ci si lascia abbracciare dalle onde impetuose dell’Oceano Pacifico. Il suo color zaffiro calma gli occhi, la costa rivela una nuova vertigine sotto i miei piedi: l’immergermi totalmente in questo nuovo colore.

Perché il Far West è una tavolozza di colori ed emozioni che cambiano ad ogni curva.

Strade tra le montagne, paesi con strade

La strade Americane mi hanno fatto venire voglia di imparare nuovamente a guidare. Sono come piste per aerei, anche loro infinite. Attraversano il nulla, passando tra montagne, archi, rocce, vallate. Non sai mai cosa potresti trovare dopo il prossimo tornante, o dopo una catena di montagne. A volte mi immaginavo di veder spuntare una carovana, come se fossimo veramente nel Far West, lì tra le valli deserte.

Se le strade americane attraversano tutto, perché allora non attraversare anche i paesini? Un particolare che mi ha molto colpito sono i paesini sperduti del Far West. Una strada – di solito quella principale connessa con la statale – qualche negozio, un pub, qualche prefabbrico. Fine. Per i prossimi 200km il nulla. Agghiacciante e affascinante allo stesso tempo. Persone molto umili dedite all’agricoltura o al turismo nei mesi di alta stagione, proprio come descrive Kent Haruf nei suoi romanzi ambientati in Colorado (puoi leggere qui la recensione al suo romanzo “Vincoli”). Nessuno svago se non il pub del paese, e la caccia.

Luci abbaglianti

Escludere le grandi città come Los Angeles faceva parte del nostro viaggio. Ma Las Vegas e San Francisco erano tappe obbligatorie. Sarà stata la stanchezza, la mia parziale misantropia, l’orecchio e il naso che si erano equilibrati con il silenzio e gli odori della natura… Fatto sta che non sono riuscita ad apprezzare a pieno queste due metropoli. Le città moderne mi piacciono: ho vissuto 3 mesi ad Osaka e ho amato profondamente questa città tra storia antica e futuro prossimo.

Il problema che ho avuto principalmente con San Francisco si collega al discorso fatto in precedenza: bella, carina, sicuramente offre molto, ma non ho trovato sostanza. Dov’è la sua storia? Cosa mi può insegnare? L’ho trovata “bella senz’anima“. Puzzolente, un po’ pericolosa. Ripeto: era anche l’ultima tappa del viaggio ed ero veramente stanca. Infatti i miei compagni di avventura hanno avuto un’impressione molto diversa.

Las Vegas è un mondo a parte, un mondo che non mi appartiene, ma lì ho trovato un suo senso: non andava capita perché non c’era nulla da capire. La passeggiata sulla strip abbaglia con le sue luci colorate, tra rumori di slot, musica dai pub. E’ un’oasi nel deserto del Nevada, un rifugio per uomini perduti. Tante luci abbaglianti, tutte artificiali.

Il mio Far West

Come tutti i viaggi mi piace elencare i momenti, luoghi, situazioni, che lo hanno reso speciale:

  1. Passeggiare per chilometri e chilometri sul bordo del Grand Canyon alle 14 senza cibo, poca acqua e i condor che volavano a pochi metri di distanza;
  2. Un colibrì che ci ha fatto compagnia alla Monument Valley
  3. Trovarsi in mezzo al Canyon de Chelly e pensare seriamente di restare lì, perché la salita no, non si poteva proprio fare!
  4. La felicità di trovare un tramezzino al tonno al supermercato dopo giorni di pollo e insalata
  5. Le targhe delle auto personalizzate a seconda dello Stato
  6. Le signore cinesi in ballerine sul bordo a strapiombo dell’Horseshoe Band per avere un selfie perfetto
  7. La fauna del luogo tra cani della prateria, chipmunk e i vari roditori, cervi, aquile
  8. Il mini tornado nella Monument Valley
  9. Percorrere il Big Sur con American Pie in radio
  10. Il caldo rovente dell’Arizona
  11. I bagni all’interno dei parchi: un vero buco nero
  12. 4km a piedi su e giù per le strade di San Francisco
  13. Assistere ad una partita di baseball della scuola locale
  14. Camminare sul tronco millenario di una sequoia
  15. I supermercati americani: il regno delle schifezze

Questo è stato il mio viaggio, la mia personale scoperta dell’America. Ancora oggi, a distanza di mesi, non riesco a trovare le parole giuste per esprimere a pieno le emozioni e le sensazioni che la vastità dei grandi parchi americani hanno tatuato nel mio animo.

Sono tornata in Italia con una nuova consapevolezza sull’importanza di rispettare la natura, cercare di tornare il più possibile a quel rapporto ancestrale uomo-ambiente nonostante le difficoltà dell’era contemporanea.

Sulla sofferenza oltre la sofferenza: la Nazione Rossa risorgerà, e sarà una benedizione per un mondo malato. Un mondo pieno di promesse non mantenute, di egoismi e divisioni. Un mondo che brama di rivedere la luce. Vedo un tempo lungo sette generazioni in cui tutti i colori del genere umano si uniranno sotto il sacro Albero della Vita e la terra tornerà a essere un unico cerchio.
Profezia di Cavallo Pazzo

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Instancabile lettrice, nipponista da sempre, attualmente dottoranda! Viaggio, fotografo, studio le tombe decorate del Giappone antico. Amo l'inverno, il tè, l'Asia, i biscotti. Ho un cane salsiccia e un fortunadrago in miniatura. Leggo, sorrido, vivo! Quanti segnalibri darò alle mie letture?

2 Comments

  1. Giorgia says

    Bellissimo articolo io che ho viaggiato con te ho rivisto gli stessi posti ma con occhi diversi! Molto affascinante! Lo rifarei altre 1000 volte!

    • Claudia Zancan says

      Grazie!!! Che avventure che abbiamo vissuto! E non ho menzionato molti episodi.. tipo l’auto bloccata al Sequoia NP hahaha

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