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Scrittura giapponese: un’introduzione

Introduzione al sistema di scrittura giapponese

In tanti anni che insegno lingua giapponese, ho notato che la difficoltà maggiore per i miei alunni riguarda la scrittura. Da eterna studente di questa difficile lingua concordo. I kanji – ideogrammi – sono estremamente complicati da memorizzare sia nella parte grafica sia nelle innumerevoli pronunce. Nonostante ciò, la scrittura giapponese affascina e seduce, con la sua eleganza e particolarità.

Sebbene l’arcipelago giapponese fosse abitato fin dalla preistoria, la scrittura è stata introdotta solamente intorno al V secolo d.C. Ovvero molto, ma molto in ritardo rispetto alla nascita degli ideogrammi cinesi. I giapponesi adottarono inizialmente la scrittura cinese cercando di adattarla alla grammatica e la fonetica autoctona.

Il giapponese moderno è composto da tre alfabeti: i kanji (ideogrammi), e i due alfabeti fonetici, hiragana e katakana. Tradizionalmente si scrive da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso.

Kanji

La parola kanji significa “caratteri degli Han” , ovvero la scrittura cinese utilizzata durante la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.). Questo periodo fu fondamentale per i rapporti sino-nipponici e fu un periodo di forte incremento culturale a cui il Giappone si ispirò spesso. Inizialmente i caratteri cinesi vennero adattati alla lingua giapponese, completamente diversa da un punto di vista sintattico rispetto a quella cinese. Alcuni caratteri vennero adottati per il loro significato in quanto rappresentavano un concetto, altri per il valore fonetico.

Al giorno d’oggi, i kanji vengono utilizzati all’interno della scrittura giapponese per scrivere le parti morfologicamente invariabili della grammatica. Ovvero: radice dei verbi e degli aggettivi, i sostantivi, i pronomi e gli avverbi.

Poiché un sistema di scrittura straniero venne applicato ad una lingua parlata, troviamo due pronunce o più per ogni kanji.

scrittura giapponese
Kanji, hiragana e katakana insieme in un testo

Letture dei Kanji

  • lettura on yomi: deriva dalla lettura cinese del kanji e può essere più di una. E’ una lettura che si utilizza in combinazione con altri ideogrammi;
  • lettura kun yomi: è la lettura giapponese attribuita al kanji al momento dell’importazione dal cinese. Viene utilizzata quando il carattere è utilizzato da solo.

Esempio: 人 significa persona. La lettura kun è hito, e si utilizza quando il kanji è isolato. La pronuncia on è jin, come in 日本人 nihonjin (persona di nazionalità giapponese), ovvero quando è utilizzato insieme ad altri ideogrammi.

Radicali

Un altro aspetto affascinante dei kanji sono i radicali, la parte che dà al kanji il valore semantico insieme ad altri ideogrammi. Ciò ci facilita molto in un primo approccio con un carattere che non conosciamo. I radicali sono 214, possono trovarsi a sinistra, destra, in alto, in basso di un carattere, o nella parte che lo contiene, o può essere un unico tratto.

I radicali si dividono in:

  • Radicali con caratteri che possono essere utilizzati anche singolarmente ( 心 kokoro cuore)
  • Radicali formati dalla stilizzazione di un carattere (水 mizu acqua ->
    氵 ). Alcuni di questi radicali possono avere più di una forma
  • Radicali che contengono un carattere al loro interno (囲む kakomu circondare)

Hiragana

Fondamentale per la scrittura giapponese è l’alfabeto sillabico hiragana. Nato inseme al katakana nel IX secolo, è una semplificazione di alcuni kanji. E la sua nascita la si deve alle dame della corte Heian. Mentre i documenti ufficiali erano riservati agli uomini e scritti in ideogrammi cinesi, le donne avevano bisogno di una scrittura più immediata per i loro componimenti.

Le donne di corte stilizzarono i kanji in una sorta di scrittura corsiva talmente diversa dal carattere di partenza che venne creato un nuovo sistema di scrittura, l’hiragana. Molte delle prime opere di letteratura classica giapponese sono scritte in hiragana per mano di donne, come ad esempio il famoso “Genji monogatari” di Murasaki Shikubu.

scrittura giapponese
Hiragana

Nella scrittura giapponese moderna, l’hiragana ha un valore puramente fonetico e viene utilizzato per scrivere le parti di grammatica del giapponese come le particelle, la parte grammaticale variabile di un verbo e degli aggettivi etc. Tutte le parole del giapponese potrebbero essere scritte in hiragana, ma essendo la lingua ricca di omofoni, senza i kanji sarebbe davvero complicato comprenderne il significato.

Katakana

La parola katakana significa “carattere formato da una parte“. Effettivamente molti segni di questo alfabeto sono stati creati partendo da una parte di un kanji. Il katakana è nato probabilmente per mano dei monaci buddhisti i quali avevano difficoltà a leggere e a trascrivere i complicati caratteri cinesi dei sutra. Si partiva quindi dallo stile regolare del carattere cinese e si toglievano alcuni tratti per semplificarlo.

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L’origine dei kana (fonte Wikipedia)

Al giorno d’oggi il katakana serve per scrivere le parole di origine straniera secondo la fonologia giapponese. E’ un alfabeto in continua evoluzione, e a mio parere, spesso più complicato dei kanji. Infatti non sempre la pronuncia giapponese corrisponde all’effettiva pronuncia della parola straniera. In più molti suoni delle lingue straniere, come la nostra V, non esistono nella fonetica nipponica.

Il fascino della scrittura giapponese

Nonostante la difficoltà di dover imparare ben tre alfabeti di cui uno composto da mille e mille caratteri, la scrittura giapponese ha il suo fascino. A mio parere la cultura giapponese non può essere slegata dal suo sistema di scrittura.

Lo stesso katakana rappresenta una particolarità della mentalità nipponica: “tecnica occidentale, spirito giapponese”. E sono pienamente in disaccordo con chi vorrebbe eliminare i kanji: per quanto complessi sono l’anima ancestrale del popolo giapponese. Eliminando i kanji si andrebbe a cancellare una delle arti base della cultura: lo shodō (arte della scrittura). Gli stessi haiku non avrebbero vita.

Perciò il consiglio che do a tutti coloro che si vogliono approcciare alla lingua giapponese è di non fermarsi alle prime difficoltà con la scrittura. Prendetela come un momento di rilassamento. Concentratevi sulla bellezza del carattere finale, sull’armonia di seguire l’ordine dei tratti. E’ un esercizio Zen!

Un buon libro per imparare scrittura giapponese:

Introduzione alla scrittura giapponese di C. Negri e A. De Benedittis

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Instancabile lettrice, nipponista da sempre, attualmente dottoranda! Viaggio, fotografo, studio le tombe decorate del Giappone antico. Amo l'inverno, il tè, l'Asia, i biscotti. Ho un cane salsiccia e un fortunadrago in miniatura. Leggo, sorrido, vivo! Quanti segnalibri darò alle mie letture?

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