Narrativa straniera, Recensioni
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A Calais (Emmanuel Carrère) – La disperazione in presa diretta

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A molti il nome Calais può dire tanto, ad altri nulla. Chi invece ha visto qualche telegiornale, letto articoli o seguito sul web le attuali e terribili vicende migratorie, saprà benissimo a cosa si riferisce. Calais è quella città del nord della Francia, la più vicina all’Inghilterra, dove dal 2015 c’è un accampamento (la cosiddetta “Giungla”) di migranti e profughi che tentano di entrare illegalmente nel Regno Unito.

Emmanuel Carrerè, scrittore la cui attenzione si è molto spesso rivolta ai margini della condizione umana, ne ha tratto un piccolo reportage dal bel sapore letterario (un parallelo può essere fatto con l’opera di Kapuscinski), dove l’attenzione è posta alla città e ai suoi abitanti al di là dell’analisi del vero e proprio fenomeno migratorio. Sforzo che, nelle poche pagine del testo, si rileva illuminante.

La percezione, per ampi tratti, distorta che hanno gli abitanti delle persone stanziate nel campo, figlia di paure irrazionali ma anche di impressioni concrete date dal gran numero di arrivi nel centro, rivelano l’inadeguatezza della politica europea di questi ultimi anni nella gestione del problema. Timori dalle sfumature razziste ma anche figlie del buonsenso.

“Va bene accoglierli, ma perché noi? Perché a Calais che ha già tanti problemi? […]”, (p. 18). Pensieri che ognuno di noi, per una volta, ha fatto di fronte alla conoscenza del Diverso, delle sue contraddizioni e novità. Mentre dall’altro lato ci sono i migranti che tentano di andare in Inghilterra “[…] dove le leggi sul lavoro sono più flessibili, i controlli sull’identità delle persone meno frequenti e le comunità straniere più unite […]”, (p. 19).

Quindici giorni in cui emerge l’apprensione sociale per una situazione allo sbando, mal gestita dalle istituzioni ufficiali, all’interno della quale non esistono vittime o carnefici, buoni o cattivi, ma tutti, sia gli abitanti che i migranti, percepiscono la stessa angoscia, lo stesso sgomento di fronte all’incertezza del proprio futuro o peggio, del presente a cui a fatica tentano di dare un senso. Ansie che ci appartengono universalmente.

Editore: Adelphi – Traduttori: Lorenza Di Lella/Maria Laura Vanorio – Collana: Biblioteca minima – Anno edizione: 2016 – In commercio dal: 5 maggio 2016 – Pagine: 49 pp., Brossura – Prezzo: 7 euro

Vot.: 7/10

Un ascolto/un’opera d’arte: Gianmaria Testa, Da questa parte del mare (2006); Banksy, Ballon Girl (2002).

L'avversario Emmanuel Carrère

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