“Lolita” scava dentro le parti più oscure dell’animo umano con lo stile e il garbo di uno scrittore enorme, Vladimir Nabokov. Scienziato, poeta, docente di letteratura, genio. Questa poliedricità intellettuale è stata in grado di farlo entrare anche nella mente malata di Humbert Humbert, il professore di letteratura francese invaghitosi della giovanissima Dolores Haze. Lolita, appunto.
Ciò che colpisce con ancora più forza è la capacità dell’autore di entrare nell’universo mentale femminile con acutezza e scioltezza. Non solo in quello della ragazzina smaliziata, oggetto dell’ossessione di Humbert, ma anche di sua madre, Charlotte Haze, la donna che si innamora del professore finendo per essere usata inconsapevolmente da lui per i suoi sporchi fini.
Charlotte morirà vittima di un incidente d’auto. Ma è lei a custodire il segreto di un uomo vittima dei suoi ricordi, perverso, follemente innamorato così come lo è il protagonista de “La morte a Venezia” di Thomas Mann, Gustav von Aschenbach, vicenda a cui il cinema darà un’ulteriore testimonianza grazie al film di Luchino Visconti.
Humbert fa di tutto pur di stare con la sua Lolita. Si ingelosisce, le fa regali, la tratta con amore (?). È questo il punto. Fin dove la letteratura può parlare di un tema così inflazionato come quello amoroso? Piegarlo alle nefandezze della realtà per descrivere anche ciò che è ripugnante? Nabokov lo fa con classe.
Lo stile, prima di tutto. Una scrittura colta ma facile da leggere (nonostante all’inizio non mi abbia preso), che pone al centro, a mio avviso, la problematica centrale del libro: quanto è scandaloso amare? Da Humbert vanno prese le distanze, Nabokov lo fa capire. Lo scrittore inietta la malattia e fornisce gli anticorpi. Ma non sull’essenza dell’amore. A quella nessuno può sfuggire e Charlotte ne è la dimostrazione fondamentale.
Traduttrice: Giulia Arborio Mella – Editore: Adelphi – Collana: Gli Adelphi – Edizione: 16 – Anno edizione: 1996 – Formato: Tascabile – In commercio dal: 30 ottobre 1996 – Pagine: 395 pp. – Prezzo: 12 euro.
Vot.: 7/10.
Un ascolto/un’opera d’arte: Benjamin Biolay (feat. Vanessa Paradis) – Profite (2012); Donatello – David (1440 ca.).
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