Narrativa straniera, Recensioni
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Paura (Stefan Zweig) – Sentirsi in colpa

L’assillo della colpa si fa penetrante nella vita della seducente viennese Irene Wagner, sposata, figlia benestante della borghesia. Una donna che cede al peccato tradendo il proprio marito, uno stimato penalista della città. Fin qui tutto bene se non fosse che un’altra donna, sordida e spettrale, una volta scoperto tutto, inizierà a ricattarla.

Senza pietà, volendo sempre più denaro per rimanere in silenzio, asfissiandola fino a non darle tregua. Ma siamo certi che sia lei a produrre in Irene una tale angoscia? Zweig dà spolvero a tutta la sua fine sapienza psicologica nel descrivere le paure irrazionali di Irene, disarmata di fronte alla colpa di aver trasgredito.

Lo scrittore austriaco lo fa con classe, portandoci per mano in una discesa spasmodica verso l’abisso che si cela dietro la consapevolezza della colpa. Al termine di questo brevissimo racconto, quando un geniale finale ci farà sbalordire, non potremmo che solidarizzare con l’umanissima e fragile anima della protagonista, la cui angoscia un po’ ci appartiene.

Nella narrazione gli incubi, i sotterfugi, le scenate meravigliosamente femminili nei confronti di un amante apatico e fin troppo in ombra, rendono la lettura interessante e mai statica, densa di descrizioni particolareggiate. La mente della donna è a nudo, plasmata dal talento di Zweig che sembra danzare da una scena all’altra.

In questo piccolo valzer d’altri tempi, la paura è quella che non potremmo mai eliminare dalle nostre vite nel momento in cui cerchiamo di azzardare, di fermarci sull’orlo del precipizio avendo la tentazione di poterlo saltare perché stanchi delle ripetitività quotidiane, vogliosi di conoscere qualcosa di nuovo. Certo, la punizione è dietro l’angolo, ma non è detto che arrivi davvero.

Traduttrice: Ada Vigliani – Editore: Adelphi – Collana: Piccola biblioteca Adelphi – Anno edizione: 2011 – In commercio dal: 19 ottobre 2011 – Pagine: 120 pp. – Prezzo: 10 euro.

Vot.: 8/10.

Un ascolto/un’opera d’arte: Black Sabbath – Paranoid (1970); Egon Schiele – Autoritratto (1912).

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