Il corpo. Sempre lui, onnipresente e protagonista, con i suoi disagi e le crepe che si porta appresso. Questa volta, però, il suo declino non appartiene agli adulti o agli anziani, bensì ai più giovani. In “Nemesi” Roth si è fatto cantore di una vicenda terribile: l’epidemia di poliomelite che colpì, nell’estate del ’44, i ragazzini di Newark, soprattutto quelli che vivevano nel quartiere di Weequahic.
Uno dopo l’altro, questi fanciulli muoiono o diventano disabili. Molti di loro frequentano il campo da giochi dell’animatore Bucky Cantor, ventitreenne vigoroso e robusto, l’essenza stessa della salute fisica. A lui l’onere ingeneroso di gestire la tragicità della situazione, nei confronti della quale si sente impotente.
Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale. A poco a poco l’America perde i suoi figli migliori sui campi di battaglia. Lì si trovano anche gli amici di Bucky che, seppur lontani, gli rimangono nel cuore e il cui ricordo gli fa sempre più male rendendolo nostalgico ed indifeso.
Ma anche lui è un soldato, impegnato in una dura campagna militare contro gli artigli subdoli di una malattia atroce, il cui panico e terrore sociale sono descritti da Roth in maniera mirabile, tanto che, a pelle, è come se li provassimo nella nostra mente.
Le stesse sensazioni che prova Bucky quando si rende conto che non può fare nulla contro le asperità del destino se non alleviarne, fino alla fine, il dolore procurato dai suoi fendenti, sapendo che la sconfitta è dietro l’angolo, maligna e implacabile nell’imporre la forza crudele della realtà.
Traduttore: Norman Gobetti – Editore: Einaudi – Collana: NumeriPrimi – Anno edizione: 2012 – Formato: Tascabile – In commercio dal: 19 giugno 2012 – Pagine: 183 pp., Brossura – Prezzo: 13 euro.
Vot.: 8/10.
Un ascolto/un’opera d’arte: Vic Chesnutt – Flirted with you all my life (2009); Annibale Carracci – Resurrezione di Cristo (1593).
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