Narrativa italiana, Recensioni
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La fine dell’estate, Serena Patrignanelli

La fine dell'estate

Recensione del romanzo “La fine dell’estate” di Serena Patrignanelli edito da NN Editore

Normalmente i romanzi d’esordio tendono sempre ad essere per una buona parte autobiografici in quanto scrivere di ciò che si conosce è sicuramente più semplice da raccontare. “La fine dell’estate”, invece, è un primo romanzo complesso dove la parte autobiografica c’è, ma la si percepisce solo in maniera estremamente sottile per lasciare più spazio ad un racconto di formazione fatto di ricordi, sensazioni ed esperienze.

Sembra di essere seduti davanti ai propri nonni e sentire i loro lunghi e lontani ricordi di un’infanzia vissuta durante la guerra. Difatti l’autrice – Serena Patrignanelli – si è ispirata ai racconti di suo nonno e della sua adolescenza durante la seconda guerra mondiale, e, in più, a degli scritti di un amico di quest’ ultimo.

“La fine dell’estate” è un romanzo di formazione avente come sfondo la guerra, dove il “Quartiere” diventa il micro-mondo di ragazzi e bambini i quali cercano, con le loro avventure, di andare avanti nonostante le bombe, i padri partiti per il fronte e la povertà. Una storia piena di speranza e voglia di crescere il più possibile in normalità. Attraverso le avventure di Pietro, Augusto, Semiramide, Virginia e Michele viene raccontata un’estate che cambierà per sempre la vita di questi ragazzi.

Poi le cose inizieranno ad allontanarsi.
Saremo distratti e non le vedremo sparire.
Terremo stretto solo quello che conta, così stretto che saremo stanchi, un pezzo alla volta lo lasceremo andare.
Avremo le mani vuote e staremo più spesso seduti, più spesso in silenzio.
Sarà settembre a risvegliarci. L’aria si farà umida e arriverà il vento, guarderemo la luce cambiare e per un momento, in quella luce, vedremo un altro tempo.
Il mattino, le prime settimane di scuola, quei giorni in cui sentivamo con ogni parte del corpo la fine dell’estate. Anche se durante la notte aveva piovuto e oltre la finestra stagnava un odore di terra bagnata, scivolavamo giù dai nostri letti e camminavamo veloci lungo strade secondarie, verso promesse che riuscivamo appena a intuire.
Tornerà settembre e il futuro ci lascerà andare.
Avremo dimenticato i nomi e il colore dei vestiti, se descriveremo le stanze staremo mentendo. La memoria scombinerà l’ordine dei fatti e confonderà i volti, e noi le daremo ragione.
Sarà quello che ci resta.
Sarà l’unica storia che avremo voglia di raccontare.
(“La fine dell’estate” – Serena Patrignanelli)

Un’estate diversa

La storia è incentrata su Pietro e Augusto, due ragazzi che vivono nel “quartiere” di una città d’Italia durante un anno della seconda guerra mondiale. Per svagarsi e non pensare troppo alla miseria della guerra che avanza, i due ragazzini decidono di costruire un motore a gasogeno da montare su una macchina. Ma la storia che si costruisce intorno a questo evento è ben altra. Infatti durante l’estate avvengono incontri, scoperte, addii che porteranno i ragazzi del quartiere a confrontarsi con il passaggio dall’infanzia e dall’adolescenza, all’età adulta.

La scrittura di Serena Patrignanelli è diretta, profonda, con immagini evocative dal gusto poetico. Ed è assolutamente straordinario come una giovane donna cresciuta lontano dalle atmosfere e dalla realtà degli anni ’40 sia riuscita con sola sola maestria del buon utilizzo delle parole a far catapultare il lettore de “La fine dell’estate” nelle sensazioni ed emozioni dell’epoca.

Personaggi tutti ben caratterizzati che si muovono all’interno di uno spazio – tempo indefinito. Infondo, queste sono le percezioni dei ragazzi che vivono ogni giorno al massimo per poter poi ricominciare da capo il giorno successivo. Particolari e penetranti le figure femminili del romanzo: Virginia, con i suoi dolori e privazioni, cerca di sbocciare come donna aggrappandosi con tutta sé stessa ai desideri della fantasia. Dall’altra parte Semiramide, riflessiva, intimorita dall’esternare sentimenti forti, ma allo stesso tempo responsabile e coraggiosa. Infine Sorchelettrica, una prostituta coinvolta nelle avventure dei ragazzi, una delle poche figure adulte del romanzo, logorata da un forte dolore e mistero in cerca di riscatto.

La guerra nel romanzo c’è, ma non è mai protagonista o esplicita. Ci ricorda la sua presenza la voce narrante, le mancanze che iniziano ad arrivare nel quartiere, la povertà che avanza, i padri che partono, un soldato morto, la mitraglietta di un aereo. Gli adulti nel romanzo hanno un ruolo quasi marginale nel micro-mondo del quartiere dei ragazzi. Anzi, spesso sono percepiti come antagonisti. Rapporti famigliari complessi, dove l’amicizia tra i ragazzini diventa l’unico vero legame a confortarli.

All’inizio le sparizioni si chiamavano traslochi, e riguardavano intere famiglie che seguivano il padre nel posto in cui aveva trovato un lavoro, o sperava di trovarlo.
I traslochi erano finiti quando i padri avevano cominciato ad andarsene da soli, richiamati alle armi. I figli di quelli che partivano godevano di un nuovo tipo di rispetto, erano lasciati fuori dalle sassaiole e dagli altri giochi in cui bisognava mettersi le mani addosso.

“La fine dell’estate” trasporta il lettore indietro nel tempo con un velo di malinconia di un tempo che per tutti noi è stato, quello tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’età adulta. E con un sorriso fa ricordare la nostra fine dell’estate


la fine dell'estate

La fine dell’estate – Serena Patrignanelli

Editore: NN Editore – La Stagione – Gli Innocenti
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Prima edizione: 2019
Formato: Brossura
Pagine: 352 pp.
Prezzo: 18,00 euro
Voto: 9/ 10

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