“[…] os homini sublime dedit caelumque videre
iussit et erectos ad sidera tollere vultus.”
“[…] l’uomo ebbe in dono un viso rivolto verso l’alto
e il suo sguardo mira al cielo e si leva verso le stelle”. Libro I, vv. 85-86.
Si respira a fatica lungo le sponde del Mar Nero. Sarà il caldo di un’afosa giornata d’estate oppure l’angoscia di essere lontani da Roma, la città dove un tempo si declamavano i suoi versi. Gli anni passano, i bei ricordi pure, circondati da una coltre fumosa di nostalgia e rabbia, quella che vorrebbe farlo ritornare alla sua Musa, colei che lo ha portato a cantare la nascita del mondo.
È così che penso ad Ovidio. Perduto nelle proprie colpe in una Tomi fuori dalla realtà, quasi astratta, luogo inospitale per la sua ispirazione straripante, la stessa che gli fece concepire uno dei più grandi poemi della letteratura universale: Le metamorfosi. Opera dopo la quale la poesia si spinse al di là dell’umana immaginazione.
La struttura
Quindici libri, un racconto in versi fatto di citazioni coltissime e riferimenti alla grande mitologia greca e romana dove, il narrare storie, diventa puro esercizio estetico volto al raggiungimento di una bellezza contenutistica e formale capace di regalare al lettore emozioni che raramente proverebbe nella vita stessa.
Ultimata poco prima dell’esilio, l’opera, attraverso favole eziologiche e miti, si sofferma sulla metamorfosi dei protagonisti in un continuo avvicendarsi di vicende e sensazioni che iniziano dal caos primigenio e terminano con la consapevolezza del poeta verso la propria immortalità, espressa con la parte migliore di sé, per citarlo direttamente.
I personaggi più emblematici della tradizione classica si alternano in un flusso continuo di aneddoti all’interno dei quali è impossibile non lasciarsi catturare dai singoli atteggiamenti dei protagonisti, ognuno con una sua personalità, quasi stessimo leggendo un romanzo nel romanzo, sebbene sia scritto in versi.
Volerò eterno al di sopra degli astri
“Omnia mutantur, nihil interit […]”.
“Tutto si trasforma, nulla muore”, Libro XV, v. 165.
Non so fin dove l’immaginazione umana possa spingersi. Sicuramente, con Le metamorfosi, essa ha varcato un confine importante. Un limite dopo il quale la poesia antica divenne quasi moderna per il sentire trasmesso agli innumerevoli lettori che, nei secoli, hanno voluto confrontarsi con la sua magnificenza.
Ogni parola è una piccola lezione di vita. Non c’è descrizione, scena o episodio che non parli a noi in maniera schietta ed attuale, portandoci in un labirinto infinito di pensieri che costituiscono la nostra esistenza. Un fluire esistenziale indomito in quel piccolo mondo sconosciuto chiamato spirito.
Traduttrice: Giovanna Faranda Villa – Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli – Collana: Classici greci e latini – Anno edizione: 1994 – Formato: Tascabile – In commercio dal: 28 settembre 1994 – Pagine: 2 voll., pp. 994. – Prezzo: 19 euro.
Vot.: 10/10.
Un ascolto/un’opera d’arte: Johann Sebastian Bach – I concerti brandeburghesi (1717-1723); Giotto – Affreschi della Cappella degli Scrovegni (1303-1305).
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