Incontri con gli autori
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Lorenza Pieri a Matera – Il punto di vista di una scrittrice fra “mostri” letterari e paesaggi rupestri

Martedì 23 luglio Matera ha ospitato le parole di Lorenza Pieri, scrittrice toscana colta ed originale, autrice del libro “Il giardino dei mostri”, pubblicato dalle Edizioni e/o. Testo presentato alle 18:30 in piazzetta della Cittadinanza Attiva (c/o Birrificio 79). Luogo discreto e accogliente, a pochi passi dal centro, immerso in un clima estivo ventilato e caldo.

Davanti ad un pubblico appassionato ed attento, sinceramente attratto dalle tematiche del libro, l’autrice è riuscita a sottolineare, con grande chiarezza, i punti centrali della sua opera senza mai far calare l’attenzione anzi, ravvivandola con la sua simpatia e umiltà.

La discussione, gestita sapientemente da Claudia Mazzilli (insegnante di lettere), ha indagato, con intelligenza e ricchezza di contenuti, le pagine di un libro, a mio avviso, interessante per le tematiche storico-sociali affrontate e per lo stile linguistico-letterario espresso.

Due punti analizzati nella piccola intervista che la scrittrice, con garbo e gentilezza, ha voluto concedermi all’interno della Libreria dell’Arco (organizzatrice dell’evento), dove un ambiente accogliente ha favorevolmente accompagnato la nostra discussione.

“Il giardino dei mostri”, romanzo complesso in cui la formazione individuale assume contorni più ampi, finendo per diventare il racconto stesso di una nazione contraddittoria e problematica com’è quella italiana, narra le vicende delle famiglie Sanfilippi e Biagini, la cui microstoria si scontra con gli avvenimenti sociali di un’Italia che stava vivendo, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, un momento di transito importante.

Periodo ricco di stravolgimenti storico-politici che si riflessero anche nell’area toscana (nello specifico, la zona di Capalbio), dove la ruralità contadina si trasformò in realtà imprenditoriale, soprattutto grazie agli strumenti seducenti di un’economia spietata che non consentì a quel territorio un’emancipazione sociale corretta se non in senso materialistico attraverso l’accumulazione parossistica di denaro.

Atteggiamenti che si riverberarono sulla crescita dei più piccoli, basti pensare ad Annamaria (una delle protagoniste del libro) quindicenne fragile in piena età adolescenziale (altro momento di passaggio su cui si sofferma il romanzo), curiosa e piena di immaginazione, personaggio che non sente l’esigenza di appartenere al mondo adulto ma che, al contempo, dimostra di essere più saggia degli “grandi” da cui fugge.

In questa narrazione corale, caratterizzata da voci diverse, ricche d’identità, sarà proprio lei, una ragazzina (l’unico non “mostro” del libro), a capire più di tutti che diventare maturi vuol dire soprattutto tradire se stessi. Perdere quella sana innocenza utile a vivere con più serenità i problemi affannosi dell’esistenza.

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