“[…] credidimus lacrimis. An et haet simulare docentur?”
“Ho creduto alle lacrime, o anche a queste si insegna a fingere?”
Ovid., Herod., ep. II., v. 51.
Donne che scrivono per amore in un mondo capitalizzato dagli uomini in ogni sua forma. Ventuno eroine che la tradizione mitologica classica ci ha restituito in brani memorabili della sua letteratura, sulle quali Ovidio pone il suo sguardo più intimo, riflessivo.
Di chi si tratta? Penelope sposa di Ulisse, Didone legata ad Enea, Arianna innamorata di Teseo e moltissime altre. Tutte accomunate dalla voglia di scrivere alla loro controparte attraverso la forma epistolare, un genere che nelle Eroidi risulta freschissimo, reso in versi e piacevole da leggere.
Hanc tua…
“Questa lettera te la invia la tua…” e così via. In questo modo il grande poeta latino fa iniziare la sua opera, portandoci dentro le esasperazioni e i tormenti di chi soffre per amori leciti ed illeciti (le epistole IV e XI sono paradigmatiche in tal senso), fino all’uso del mito per condannare le storture del suo tempo.
Il tema centrale delle prime quindici lettere è l’abbandono. Ognuna di esse è introdotta dalla classica forma di saluto tipica del genere epistolare, in cui il mittente si rivolge al destinatario. La cosiddetta superscriptio che introduce il lettore nelle vicende tormentate delle varie coppie.
Altre volte, non c’è questo topos bensì il suo inserimento all’interno della lettera a riprova di quanto il poeta amasse variare lo stile, cercando di far emergere il suo talento in maniera sempre forte e sincera. Un modus operandi ravvisabile nella maniera in cui viene trattato lo stesso racconto mitologico.
Per amore
“Venit amor gravius quo serior”.
“Quanto più è tardivo tanto più l’amore giunge violento.”
Ovid., Herod., ep. IV., v. 19.
All’interno di esso, infatti, Ovidio si ritaglia dei suoi spazi di riflessione su ciò che lo circonda, in un continuo gioco di relazioni fra le varie epistole che, alla fine, danno l’idea di un unico grande racconto sull’amore con protagonisti personaggi diversi tra loro, ma accomunati dalla medesima passione.
Le ultime sei lettere, doppie, in cui l’amante risponde all’amata, rivelano la voglia del poeta di cercare un contraddittorio. Scelta stilistica in cui sono già ravvisabili i germi del romanzo epistolare contemporaneo. In questo dualismo in netto anticipo sui tempi, abbiamo l’ennesima prova di quanto l’amore non sia incasellabile in alcuna “prigione” letteraria, nascendo peregrino e libero per essere se stesso.
Curatori: Emanuela Salvadori – Editore: Garzanti – Collana: I grandi libri – Genere: Classici greci e latini – Data uscita: 11/05/2006 – Pagine: 337 pp. – Prezzo: 11,60 euro.
Vot.: 9/10.
Un ascolto/un’opera d’arte: Mina – Grande grande grande (1971); Marc Chagall – Gli amanti in blu (1914).
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