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Il caso Mary Bell, una bambina assassina | Sereny Gitta

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Recensione del romanzo “Il caso Mary Bell, storia di una bambina assassina” di Gitta Sereny edito da BEAT. Un caso di cronaca reale che ha sconvolto tutti.

Questo è un libro inquietante. Non vi farà dormire la notte. Vedrete i bambini sotto una luce diversa. E la cosa peggiore è che è tutto vero.. “Il caso Mary Bell” non è un vero proprio romanzo. E’ sulla linea narrativa de “L’avversario” di Carrère, ovvero un caso di cronaca realmente avvenuto raccontato ai lettori, ma con meno narrativa rispetto il libro dell’autore francese.

In questo caso si parla dell’omicidio di Martin Brown (4 anni) e Brian Howe (3 anni) avvenuti nel 1968. Inizialmente, per il caso Brown – trovato senza vita in una casa abbandonata – si pensava ad una morte accidentale. Dopo poche settimane, però, il ritrovamento del cadavere del piccolo Brain non lascia dubbi: si tratta di strangolamento. Alcuni segni di tagli sul corpo rivelano anche sadismo. I due casi vengono così collegati. La piccola città di Newcastle-upon-Tyne, nord dell’Inghilterra, è sconvolta. Ma a turbare ancora di più il loro sonno è la notizia che ad essere state accusate dell’omicidio sono due bambine: Norma Bell (13 anni) e Mary Flora Bell (10 anni).

Il mio problema, fin dal primo giorno o quasi, fu che non riuscivo a crederci. Avevo avuto modo di incontrare per breve tempo le famiglie dei bambini uccisi ed era stato atroce assistere al loro dolore. E, naturalmente, sapevo che una di quelle ragazzine, se non tutt’e due, aveva ammazzato Martin, di quattro anni, e Brian, di tre. Ma in qualche modo non riuscivo ad accostare il concetto di male a Mary Bell.

Bambini che uccidono bambini. E’ un ossimoro stridente. Qualcosa di talmente sbagliato da non sembrare vero. Nel dicembre 1968, davanti ad un giudice e ad una giuria totalmente incredula a ciò a cui stavano assistendo, Norma Bell viene assolta, mentre Mary Bell condannata all’ergastolo.

Storia di una bambina assassina

Il libro si divide in due parti. La prima è puramente giornalistica: vengono riportati verbali, interrogatori e gli atti del processo contro le due imputate: Norma Bell e Mary Bell. Già dai primi interrogatori si intuisce la problematica principale di Mary: la totale assenza di emozioni di fronte alla morte. Manipolatrice, bugiarda, e molto intelligente. Così appare la bambina killer accusata dei due omicidi.

La seconda parte è incentrata sulla vita di Mary. Gitta Sereny, già nella prefazione, insiste sul fatto che non si sia voluto indagare sulla vita e sulla famiglia dell’imputata. Per l’autrice il contesto in cui è vissuta e cresciuta la bambina l’hanno resa il “mostro-omicida” privo di sentimenti quale è diventata. Anche lei una vittima della vita, a causa delle difficili condizioni in cui viveva. Così l’autrice indaga, intervistando parenti, vicini, insegnanti. Ne emerge una madre schiva, anche lei con difficoltà a provare ed esprimere sentimenti. Totalmente priva di affetto nei confronti della figlia. Portate via quella cosa, riferendosi alla piccola Mary appena nata. Come poteva Mary essere diversa se il suo contesto era questo?

Documentario in lingua inglese sul caso Mary Bell. Attenzione! La visione del video, per il tema trattato, potrebbe urtare la sensibilità degli spettatori.

L’omicidio di James Bulger

In appendice, l’autrice presenta un altro caso di omicidio commesso da bambini su un altro bambino. Se il caso di Mary Bell mi aveva seriamente inquietata, l’omicidio di James Bulger (2 anni) del 1993 mi ha terrorizzata. Sì, perché la crudeltà su cui Jon Venables e Robert Thompson (entrambi 10 anni) su una creatura così piccola e indifesa mi ha disgustato. Esiste il male? Sì, dopo aver sentito di questo caso di cronaca ne sono pienamente convinta. Il piccolo James è stato colpito con mattoni, sassi e una spranga d’acciaio pesante. Calci, violenza sul cadavere.. e vi risparmio alcuni dettagli. Perché? Non esiste una risposta. Noia? Desiderio di simulare ciò che si è visto in TV? A mio parere non esistono scuse. Determinati atti di violenza pura e gratuita non possono esser giustificati in nessun modo.

Umanizzare dei mostri

Si dice che Gitta Sereny abbia voluto umanizzare dei mostri. Ed è questo un punto su cui ho riflettuto molto a termine della difficile lettura de “Il caso Mary Bell” e ancora di più con l’omicidio di James Bulger.
Siamo sempre abituati a vedere i bambini come creature innocenti. Com’è possibile che possano provare la totale indifferenza nello strangolare e seviziare altri bambini? Questi soggetti, visibilmente affetti da problemi psichici, sono realmente recuperabili e inseribili nuovamente in società? Sinceramente non lo so. A differenza dell’autrice credo che il male possa esistere a prescindere. E forse certi soggetti, specialmente se malati, dovrebbero restare sempre negli istituti, anche se il crimine è stato compiuto in giovanissima età.

Mary Flora Bell è stata rilasciata dall’istituto psichiatrico negli anni ’80 protetta dall’anonimato. Ha una figlia e da poco è diventata nonna. Anche i due assassini di James Bulger sono tornati in libertà. Jon Venables è stato arrestato più volte per possesso di materiale pedo-pornografico. Tutto ciò mi fa venire la pelle d’oca..

Punti forti del romanzo

  • storia reale;
  • porta alla luce una tematica forte come gli omicidi compiuti da bambini su bambini e il risentimento in società di questi baby killer;
  • i dati e i fatti vengono presentati in maniera oggettiva.

Punti deboli del romanzo

  • proprio perché non è un vero e proprio romanzo, non è di facile lettura;
  • il tema trattato è inquietante e complesso;
  • Rispetto ad altri romanzi del genere, è meno romanzo. Non ho trovato narrativa come invece ne “L’avversario”;
  • non è una lettura che mi sentirei di consigliare a tutti.

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Gitta Sereny – Il caso Mary Bell

Titolo originale: The Case of Mary Bell
Editore: BEAT
Genere: Narrativa basata su un fatto di cronaca
Prima edizione: 1972
Prima edizione italiana: 2017
Formato: Rilegato
Pagine: 368 pp.,
Traduttore: Chiara Brovelli
Prezzo: 18,00 euro
Voto: 7/10

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