Narrativa italiana, Recensioni
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Libera nos a Malo (Luigi Meneghello) – La lingua dei ricordi

La rievocazione di un’infanzia vista con gli occhi e la lingua della propria terra, inserita in un’epoca difficile e dura, quella fascista. Luigi Meneghello è stato uno scrittore di cui si è parlato poco, se non tra gli addetti ai lavori. Riservato, colto, mai sotto i fari del successo.

Lo definisco un uomo di lotta e di carezza. Dal passato partigiano e dalla carriera accademica all’estero, in Inghilterra, che gli consentiva, comunque, di creare un ponte con il suo vicentino e con Malo, comune veneto inserito nostalgicamente (e non con una certa ironia), nel titolo di questo libro.

I ricordi

Si tratta di un gioco di parole, in cui sono evidenti i rimandi all’educazione religiosa ricevuta da bambino, descritta attraverso episodi all’apparenza senza senso, ricordati dal Luigi maturo con umorismo e passione. Sacralità ravvisabile in tutto il libro.

Opera difficile da definire perché senza una trama precisa, per questo ostica da leggere. Ma non ardua, poiché l’abilità dello scrittore sta nel combinare la “semplicità” della memoria con la sua vocazione letteraria, sperimentale e non convenzionale.

La lingua, prima di tutto. Il veneto, il vicentino, interiorizzate dal piccolo Luigi e rese contemporanee dal Meneghello adulto, in un discorso sulla felicità che non scade mai in uno scoramento asfittico. Tutt’altro. Il libro cerca di analizzare gli anni in cui venne scritto (quelli del Boom) con un flusso di coscienza che affonda le sue radici nella storia personale dello scrittore.

Un esperimento letterario

A metà fra saggio, libro di memorie e autobiografia, Libera nos a Malo, grazie all’uso che fa del mezzo linguistico, descrive la storia di tutti noi, attraverso un dialetto che, al contempo, diventa sia lo strumento principale di comunicazione della storia sia un’arma affilata di emancipazione sociale.

Una lingua spezzettata e tesa, ricca del vissuto dell’autore riordinato con i criteri dello studioso e dell’uomo. Con essa si possono collegare i molteplici aspetti della società, qualunque essa sia. Passata, presente, futura. Non c’è alcuna differenza. L’unica, semmai, è il non utilizzarla per raccontare se stessi in ognuna di loro.

Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli – Collana: I grandi romanzi – Anno edizione: 2006 – Formato: Tascabile – In commercio dal: 8 febbraio 2006 – Pagine: 281 pp., Brossura – Prezzo: 7 euro.

Vot.: 7,5/10.

Un ascolto/un’opera d’arte: Sting – Fields of gold (1993); Pieter Bruegel il Vecchio – Giochi di bambini (1560).

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