Riflessioni sulla serie TV targata Sky su Caterina la Grande, l’ultima zarina di Russia.
Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst, principessa tedesca, aveva solo sedici anni quando venne data in sposa a Pietro III, nipote della zarina Elisabetta. Ribattezzata Caterina, tra lei e Pietro i rapporti non furono mai buoni, tanto che la coppia aveva difficoltà ad avere figli. Voci di palazzo, infatti, sospettavano che il primogenito, Paolo, fosse nato da una relazione tra Sofia ed un nobile appoggiata dalla zarina Elisabetta preoccupata di non avere un erede. Alla morte della zarina, Pietro le succede nel 1762, ma non riesce a conquistare il cuore del suo popolo e quello di una parte del suo esercito, tanto che Caterina riesce ad organizzare un colpo di stato e a diventare zarina sotto il nome di Caterina II, detta Caterina la Grande.
La miniserie TV di quattro puntate scritti da Nigel Williams per HBO e SkyAtlantic e diretti da Philip Martin raccontano la storia della zarina Caterina la Grande negli anni successivi al colpo di stato fino alla sua morte. 34 anni di regno in cui Caterina è interpretata magistralmente da Helen Mirren (qui un’intervista in inglese della Mirren sul ruolo di Caterina), a cui si deve, a mio avviso, l’unica vera nota positiva della produzione.
Un personaggio forte raccontato con lentezza
Sì. Purtroppo l’aggettivo che più sento di utilizzare per descrivere questa miniserie è proprio lento. Estremamente lento. Eppure la vita di Caterina la Grande era tutta tranne che lenta e noiosa. A dispetto di altre grandi sovrane europee, Caterina sapeva divertirsi, non aveva timore ad avere relazioni anche con uomini molto più giovani di lei, e sapeva essere una sovrana. La miniserie, invece, ci presenta una zarina lasciva ai piaceri, ma tralascia tutta la grandezza e l’intelligenza di questa grande donna. E’ come se non mi fosse arrivata la grande stratega, donna in conflitto tra il progresso e il potere assoluto. Tanto che per tutta la visione della serie mi continuavo a chiedere “perché l’hanno nominata la grande?”.
Poco si comprende di questa donna complessa, coraggiosa, ed estremamente ambiziosa. Alcuni passaggi sono poco chiari in quanto la storia parte direttamente dopo il colpo di Stato. Per me è stato più semplice comprendere determinate dinamiche in quanto avevo appena terminato di leggere “Il palazzo d’inverno” di Eva Stachniak. Questo romanzo parla proprio di chi era Sofia, prima di diventare Caterina. E da qui si capiscono gli enormi problemi con il marito, il non aver potuto vivere la maternità, i primi amori, e l’avvicinamento al popolo e alla cultura Russa. Tutta la storia è troppo concentrata sulla relazione decennale con il tenente Grigory Potemkin (Jason Clarke). Troppo concentrata. Aspettavo questa miniserie per conoscere meglio la sovrana Caterina, la donna Caterina, e non solo i suoi amori.
Ed è un grande peccato in quanto la serie ha una fotografia eccezionale, per non parlare dei costumi e dell’interpretazione della Mirren. Forse, per una figura storica complessa e enorme come fu Caterina, era preferibile una serie TV da più episodi in modo da concentrasi meglio sulla psicologia, caratterizzazione e le mille sfaccettature dell’ultima zarina di Russia. Un’occasione mancata per far conoscere al pubblico le grandi doti di questa grande donna.
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