Il 2019 è stato un anno intenso in senso letterario. Ho letto molto, forse avrei voluto leggere di più, ma posso reputarmi soddisfatto. Poche le delusioni, parecchi invece i libri importanti che mi hanno smosso nel profondo. Fra tutti ne ho scelti sei, ed è stato difficilissimo.
Fuori da questa lista ho lasciato, a malincuore ma conscio delle mie valutazioni, moltissimi altri testi che però reputo non mi abbiano davvero scosso come quelli che sto brevemente per presentarvi rimandandovi, se lo vorrete, alla lettura delle loro recensioni sul blog.
Le loro storie, i loro personaggi, le loro idee, hanno saputo farmi riflettere su me stesso e su questi tempi così tormentati aprendomi il cuore e la mente. Facendomi ancora una volta crescere. La letteratura ha anche l’obiettivo di renderci persone migliori da quelle che eravamo prima. E se ci riesce, è un vero miracolo.
Pertanto, ecco i miei sei libri di quest’anno. Mi auguro possano incuriosirvi qualora non li abbiate ancora letti oppure darvi una nuova visione delle cose semmai li conoscevate già.
1) Mikael Niemi – “Cucinare un orso” (Iperborea). Laestadius, uomo di fede e di scienza, immerso nel Male causato dall’ignoranza e dalla violenza. Un combattente che cerca di trovare l’umanità lì dove la notte più scura si ciba delle debolezze dell’uomo. Il mio più bel libro del 2019.
2) Claudio Magris – “Microcosmi” (Garzanti). La narrazione degli aspetti più piccoli della nostra vita. L’epica garbata e poetica dei mondi che viviamo ogni giorno, un’ode ai loro particolari sfuggenti, il racconto personale di un viaggio interiore che si fa testimonianza universale.
3) Andrea Donaera – “Io sono la bestia” (NN Editore). Ecco un libro che arriva fino alle viscere delle nostre oscurità interiori. Tutti siamo fatti di buio e luce e quando predomina il primo, solo una ferocia spietata ci permette di continuare a vivere. Eppure non serve poi molto per tendere le nostre coscienze al Bene.
4) Giuseppe Culicchia – “Il cuore e la tenebra” (Libri Mondadori). Prendere il passato più truce e confrontarlo con la coscienza di un figlio orfano di un padre che non ha avuto paura di viverlo senza risultare odioso e scomodo. Un romanzo che è anche il racconto di una nazione in perenne contraddizione con se stessa.
5) Goffredo Fofi – “L’oppio del popolo” (Eleuthera). Piccolo, amarissimo, disincantato. Definirlo saggio è riduttivo, pamphlet altrettanto. Cosa significa davvero “cultura”? Facciamoci una buona volta questa domanda cercando di capire se siamo vittime della sua mercificazione oppure no. Ne trarremo solo beneficio.
6) Kent Haruf – “Vincoli” (NN Editore). Mi sono sentito spaesato e commosso di fronte alla crudezza di questa storia tremendamente intima e sincera. L’America rurale più spietata accoglie e svezza con dolore i suoi più fragili figli. Quanto può essere difficile mantenersi umani in tutto ciò?
Buona lettura.
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