Recensione del graphic novel “Cronache Birmane” di Guy Delisle pubblicato da Rizzoli Lizard. Un viaggio nel Myanmar ancora occupato dai militari
Dopo essere stata in Myanmar, avevo voglia di rivivere le atmosfere e i paesaggi di quel viaggio meraviglioso. Mi sono così buttata su questo graphic novel “Cronache Birmane” del disegnatore francese Guy Delisle. Diciamo che non sono riuscita a rivivere le emozioni provate durante il viaggio se non con poche tavole.
Trama
In “Cronache birmane”, esattamente come in “Cronache di Gerusalemme”, Guy Delisle accompagna la moglie Nadège in missione per Medici senza Frontiere: i due insieme al figlio di pochi mesi, vero protagonista di questo graphic novel , trascorrono più di un anno in Birmania ai tempi della dittatura militare, vivendo le stesse difficoltà della popolazione vessata dal regime. Vicino di casa di “The Lady”, com’è chiamata Aung San Suu Kyi allora agli arresti domiciliari, Delisle scopre una società oppressa ma anche un popolo aperto e generoso. Buddismo e dittatura militare, paesaggi selvaggi e templi meravigliosi, monaci in processione e drogati di eroina, Aids e miniere, monsoni e Ong per un altro reportage del canadese dalla matita pungente e poetica.

L’idea di base mi aveva incuriosito non poco perché Guy Delisle ha visitato la Birmania quando era ancora sotto regime militare, quindi uno scenario politico totalmente diverso dalla mia esperienza. Ma ho trovato che l’autore non sia riuscito a trasmettere nulla del popolo birmano. Come se non avesse mai avuto un reale contatto con i sorrisi, la gentilezza, la spiritualità del Paese. In “Cronache Birmane” mi aspettavo un minimo di coinvolgimento, invece mi ha quasi annoiato. Un esempio: sulla famosa Padoga Shwedagon si potevano disegnare tavole e tavole. Invece ha presentato un misero racconto senza anima.
Ecco, tutto il graphic novel mi è sembrato senza anima. Una visione del tutto superficiale del Paese con pochi approfondimenti sui problemi con il regime militare, le tensioni con i gruppi etnici e la situazione di Aung San Suu Kyi all’epoca ancora imprigionata. Possibile che Delisle non sia riuscito ad immergersi nei colorati mercati presenti in ogni vicolo di Yangoon? Il sorriso gentile dei Birmani? La meravigliosa vegetazione?

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L’unico episodio in cui ho riconosciuto il Myanmar è stata la scena notturna con i cani randagi. Ho più o meno vissuto la stessa situazione. Nei brevi e miseri racconti dei viaggi che l’autore propone in “Cronache Birmane” si ha solo una veduta veloce dei selvaggi paesaggi, delle colorate campagne e dei templi. Poco e nulla si comprende della natura e tranquillità del Lago Inle. Non arriva la maestosità e la storia della valle dei templi di Bagan.
Ed è un peccato perché il potenziale c’era tutto: i disegni sono ben fatti, la lettura è veloce. Simpatici gli episodi in giro per Rangoon con il suo bimbo, o conoscere da più vicino come opera una ONG importante come “Medici senza frontiere”. Ma mi è mancata la sostanza. Mi è mancata la Birmania.
Potete sfogliare qualche pagina di “Cronache Birmane” qui.

Guy Delisle – Cronache Birmane
Titolo originale: Croniques Birmanes
Editore: Rizzoli
Genere: Narrativa a fumetti
Prima edizione: 2007
Prima edizione italiana: 2013
Formato: Brossura illustrata
Pagine: 272 pp.,
Traduttore: Giovanni Zucca
Prezzo: 18 euro
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