“In fondo non è questo che siamo?
Il risultato di una catena più o meno casuale, più o meno fortunata di eventi?”, p. 14.
Brama di vita
Livio percorre ogni istante della sua vita ferocemente, avido di suggere da essa ogni piccola goccia. Ama incommensurabilmente le donne. Da molte di loro trae piacere fisico; con alcune riesce ad instaurare un rapporto che va oltre il sesso per definirsi di stampo quasi morale, pedagogico. Un’opportunità di crescita interiore.
Dopo una laurea tanto sudata, riesce ad entrare nel mondo del lavoro intraprendendo un percorso professionale che lo porterà fino in Francia, a Parigi, dove, oltre ad un ambiente urbano e sociale totalmente diverso, verrà in contatto con un universo femminile altrettanto sfaccettato ma non meno assetato di desiderio.
Ma Livio custodisce una profonda ferita dentro di sé, qualcosa che lo ha lacerato nell’intimo e che cerca, man mano, di lenire, cicatrizzando il dolore attraverso la conoscenza. Di cosa? Delle dinamiche che hanno portato alla tragica scomparsa di suo padre, la cui identità tenta di afferrare grazie ad un logorante lavorio di ricerca delle cause della morte.
Tra passato e futuro
“La grande stagione” è un romanzo di formazione scritto con grande potenza evocativa. Livio riflette sulla vita e la descrive sempre sottolineandone la forza con cui si impone nella sua esistenza e in quella di ognuno di noi. Ne trae gioia, frustrazione, cultura sapendo benissimo che, malgrado tutto, non se ne può fare a meno.
Appassionato di libri, lettore attento e vorace, quest’uomo portato alla riflessione e all’interpretazione della complessità che gli sta intorno, guarda con un po’ di nostalgia agli anni della giovinezza che stanno per svanire affacciandosi sull’età adulta con la giusta distanza, senza aspettarsi da essa grosse aspettative ma prendendo il buono nel momento in cui gli si manifesta.
Livio governa il suo dolore mordendone le parti più oscure per ridarne luce. Non vuole sopperire ad esso senza combattere. Vuole trasformarlo in un’occasione di rinascita, supportato dalle parole dei suoi amici e da quelle delle sue amanti, una diversa dall’altra, una con un proprio corpo e una propria anima, perché è dalla differenza che si può accedere ad una sintesi della vita.
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Paolo Ruggiero ha deciso di indagare il rapporto tra padre e figlio cercando di capirne il legame essenziale. Lo fa grazie ad un libro che riflette sulla crisi attuale della figura paterna, sempre più fragile e incognita, con candore ed eleganza. Cosa vuol dire essere realmente padri? Cosa significa poterlo diventare oggi? Livio non lo sa con certezza. Ed è questa la sua più grande verità.
Editore: Castelvecchi – Collana: Narrativa – Anno edizione: 2020 – In commercio dal: 16 gennaio 2020 – Pagine: 314 pp., Brossura – Prezzo: 19,50 euro.

Parola-Segnalibro: #vita.
Un ascolto/un’opera d’arte: Sufjan Stevens – Mystery of love (2017); Antonio Sant’Elia – La città nuova (1914).
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