Plasmare la parola
“[…] ci sono cose che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici”, p. 3.
Italo Calvino era un giullare della parola. Ma non in senso negativo, tutt’altro. Questa definizione per Calvino va intesa prendendo ad esempio i grandi intrattenitori del passato, in particolare quelli d’età medievale, capaci di far sorridere stimolando la riflessione altrui sulla realtà che li circondava e li metteva sempre in gioco.
Le “Lezioni americane” sanno essere lievi come la caduta di una foglia in autunno e ricche di argomenti alla stregua delle migliori conferenze accademiche, spiegando l’interesse dello scrittore nei confronti delle infinite possibilità del genere romanzesco, un vero e proprio cantiere letterario aperto a qualsiasi possibilità dell’esistenza.
Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Sono queste le piccole lezioni che Calvino avrebbe dovuto tenere negli Stati Uniti. Un ciclo di sei conferenze dialoganti con i grandi autori del passato (fra tutti, Giacomo Leopardi) e scrittori a lui contemporanei come Carlo Emilio Gadda, uno che con le parole sapeva descrivere universi interi.
L’infinito evolversi della scrittura
“[…] la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso;
ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città;
soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.”, p. 7.
“La poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, […]”, p. 13.
“[…] la letteratura come funzione esistenziale”, p. 30.
La scrittura plasma l’immaginazione a secondo delle idee che intende veicolare. Per Calvino, tutto ciò si deve fare rendendo le parole simili alla sensazione di una carezza su un viso ma, al contempo, facendole diventare veloci e precise, in grado di descrivere le sfaccettature dell’animo umano senza porsi dei limiti invalicabili, anzi. Tutto va fatto con la consapevolezza di poter ambire a molteplici mondi interiori ed esteriori pressocché infiniti.
Visibilità è la lezione più difficile di tutte. In essa emerge un complesso discorso sulla fantasia e sull’immaginazione pescando a piene mani anche dalle esperienze di santi e mistici che fecero delle loro apparizioni interiori, racconto. La grande tradizione filosofico-teologica proveniente da personaggi come Ignazio di Loyola, viene interiorizzata da Calvino, il quale afferma come la scrittura sappia andare al di là del tempo plasmandolo e dilatandolo a suo piacimento.
Una dimensione dove il diverso viene valorizzato anziché condannato. Le sue sono caratteristiche essenziali per la letteratura, la quale se ne serve per esprimere se stessa in base alle sue idee. Più punti di vista in più realtà dell’immaginazione rendono i libri il luogo fondamentale per esprimere la propria identità in modo netto e preciso.
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Per Calvino, le parole hanno come scopo principale quello di creare qualcosa che non esiste se non nella testa di chi scrive. Certamente si tratta di un processo complesso, articolato, per niente facile. Eppure egli stesso ci suggerisce che potremmo farlo tutti ascoltando le nostre sensazioni e avvertendo forte il legame fra noi e la vita.
Editore: Mondadori – Collana: Oscar moderni – Anno edizione: 2016 – Formato: Tascabile – In commercio dal: 28 giugno 2016 – Pagine: 151 pp., Brossura – Prezzo: 12 euro.

Parola/Segnalibro: #scrivere.
Un ascolto/un’opera d’arte: Samuele Bersani – Le mie parole (2002); Juan Gris – Le livre (1911).
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