La produzione di Nagai Kafū (1879-1959) si distingue per il suo grande amore e nostalgia per la città di Edo (antico nome di Tokyo) e per l’essersi avvicinato molto al Naturalismo Francese di Emile Zola. Non lo si può collocare al’interno di una corrente letteraria, ma è da sempre molto amato dai giapponesi proprio per le descrizioni di un mondo che ormai non c’è più. Nelle sue opere rifiuta il Giappone contemporaneo per cercare rifugio estetico nella cultura del passato e in particolare nel “mondo dei fiori e dei salici” (i quartieri di piacere).
La vita
Nagai Kafū (vento sul loto) – pseudonimo di Nagai Sōkichi – nasce a Tokyo da una famiglia proveniente da Owari. Il padre era un alto funzionario della nuova burocrazia Meiji, mal sopportata da Kafū. Con lui lo scrittore avrà sempre un rapporto conflittuale. Infatti il padre rappresentava per Kafū lo spirito di rinnovamento della nuova epoca che lui detestava. E dall’altro canto era un devoto portavoce del rigido moralismo confuciano. Con questa morale Kafū dovrà spesso scontrarsi nelle sue scelte di vita anche se sarà proprio l’educazione imposta dal padre, basata sullo studio dei classici cinesi, a influenzare la sua personalità e il suo modo di fare letteratura.
Nel 1898 Kafū viene espulso dalla scuola e decide di diventare discepolo dello scrittore Hirotsu Ryuro , considerato l’iniziatore del genere dei romanzi tragici.

Agli inizi del ‘900, Nagai Kafū parte per una serie di viaggi in occidente dove viene a contatto diretto con i canoni di letteratura europea. In particolare con la letteratura francese e il naturalismo di Emile Zola di cui pubblica saggi e traduzioni parziali. Del naturalismo francese non coglie l’intento positivistico di applicare all’arte i metodi e i fini della scienza.

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Nel 1903 Nagai Kafū compie, obbligato dal padre, un viaggio in America e da questa sua esperienza scrive “America Monogatari”. Rientra poi in Francia dal 1906 al 1908 e pubblica nel 1909 “Furansu Monogatari”. Sono proprio le esperienze all’estero a far nascere nell’autore un senso di delusione per il presente e ad avvicinarsi al passato. La sua produzione al rientro in Giappone, vede specialmente romanzi ambientati nel mondo dei fiori e dei salici dei quartieri di piacere della vecchia Edo.
* Per il mondo dei fiori e dei salici si intende i quartieri dove lavoravano le geisha, ovvero le intrattenitrici delle arti giapponesi. Infatti, contrariamente a quello che molti occidentali pensano, la geisha non è una prostituta, ma un’esperta dell’arte del canto, musica, cerimonia del té giapponese. Veniva, e viene ancora, ingaggiata per intrattenere i commensali.
Negli anni ’20 Nagai Kafū scrive sopratutto saggi, e sul finire del decennio si isola sempre più dal mondo letterario che lo circonda. La gran parte delle sue opere più importanti sono state scritte ad inizio della Guerra con la Cina dove vi è la descrizione di un mondo in disfacimento e in estinzione, ovvero il Giappone del Periodo Edo. Durante la Guerra del Pacifico, Nagai Kafū non ha scritto nulla favore della propaganda militare o per commemorare le vittime di guerra. I suoi classici personaggi erano molto lontani da ciò che il mondo contemporaneo chiedeva. Muore nel 1959.
Il contributo e lo stile
Nagai Kafū è poco conosciuto in Occidente rispetto a tanti suoi contemporanei. Eppure, a mio parere, è uno dei pochi autori giapponesi che riesce a ricreare nei suoi romanzi le atmosfere nostalgiche della tradizione e cultura giapponese. Rifiuta la sua realtà contemporanea per cercare conforto in quell’unico mondo che giudica ancora integro e immune dalle falsità della vita moderna, il mondo intorno alla figura della geisha e della città di Edo. Per questo i suoi romanzi sono ricchi di descrizioni di paesaggio o scene di vita quotidiana tipiche della vecchia Tokyo.
Il Sumida era al tempo stesso uno spettacolo di devastazione che i miei occhi contemplavano ovunque, era quanto riemergeva dalle brume dei paesaggi che avevo visto bambino ed era la bellezza delle storie di una volta che avevo sentito raccontare da piccolo; e tutte queste cose insieme mi trasportavano in una musica inesprimibile. Nulla avrebbe potuto accordarsi così bene alla mia malinconia come i resti degli antichi luoghi celebri sulla via di un prossimo e totale annientamento.
Protagonisti dei suoi romanzi non sono solo le geisha e le prostitute, ma i paesaggi con le descrizioni di quartieri, case, strade, fiumi, giardini. Considera il Giappone Meiji come una pessima imitazione dell’Occidente. Del Giappone dell’epoca non sopporta la mancanza di autenticità, considerandolo una brutta copia dell’Occidente.

Una curiosità: Kafū trovava insopportabile in fatto che in Giappone non si utilizzassero i cosmetici come in Occidente, simbolo della vita civilizzata.
Nagai Kafu – Le opere
Qui verranno brevemente presentate alcune tra le opere più famose di Nagai Kafu
Quando scrivo un romanzo, ciò che più suscita il mio interesse è la scelta e la descrizione del luogo in cui la vita dei personaggi e gli eventi si svolgono. Ricado sempre nello stesso errore di dare più importanza alla descrizione dell’ambiente che ai caratteri dei personaggi
America Monogatari – Storie Americane
L’opera comprende 14 racconti e 7 saggi. Sono per la maggior parte storie di povera gente, di emigranti giapponesi trasferitesi in Occidente per ricominciare una nuova vita. Qui lo scrittore lascia parlare i propri personaggi facendo da testimone nei racconti cercando di guardare il proprio Paese con distacco rendendosi conto di cosa fosse davvero la modernizzazione.
Le esistenze dei lavoratori emigranti e delle prostitute sono di per se stesse romanzi, senza bisogno che io faccia nulla per migliorale
Furansu Monogatari – Storie Francesi
Strutturata come la precedente raccolta, contiene racconti indipendenti con le impressioni dell’autore basati su episodi reali e immaginari sul suo soggiorno in Francia. Parigi è considerata da Nagai Kafū come il miglior esempio di una modernizzazione che ben è riuscita a fondersi con il proprio passato senza distruggere la cultura classica, come invece stava succedendo in Giappone.
Al giardino delle peone e altri racconti
Raccolta di racconti che comprende “Al giardino delle peonie” “Il Sumida” “Pioggia senza fine” “Una strana storia al di là del Sumida”.
Sumidagawa – Il Sumida
Questo è il racconto in cui Nagai Kafū testimonia la crisi culturale del Giappone a inizio novecento descrivendo i paesaggi di Tokyo devastati dalla modernità. E’ significativo in quanto l’autore fa rivivere le atmosfere di un’epoca appena passata creando un mondo i cui rifugiarsi fatto da arte e tradizioni del passato.
Bokuto kitan – Una strana storia al di là del Sumida
In origine l’autore voleva intitolare il racconto sul quartiere di piacere di una zona periferica di Tokyo “Appunti su Tamanoi”. Protagonista è uno scrittore – lo stesso che sta narrando la storia – che passeggia per il quartiere descrivendone con uno stile molto colloquiale i personaggi e i paesaggi che incontra. L’autore gioca in modo consapevole sul rapporto io letterario – io autore reale, fiction e non-fiction.
Udekurabe – Rivalità. Ricordi di una Geisha
Komayo ha soltanto venticinque anni quando, rimasta vedova, decide di abbandonare la campagna per tornare a Tokyo, la città in cui aveva trascorso la sua adolescenza apprendendo le sublimi arti della geisha. Quel tempo che ora le appare lontano è in realtà vicinissimo, perché nella capitale imperiale c’è chi, come Yoshioka, non ha mai dimenticato le ore trascorse con lei. Il cuore della protagonista, però, non è rimasto prigioniero del passato. Al contrario, mentre le tentazioni del “mondo fluttuante” incombono, Komayo incontra Segawa, un giovane attore. Ma la grazia della geisha, pallida come la luce della luna, diventa il desiderio proibito di un altro cliente particolare, ribattezzato dalla ragazza “mostro marino”, terzo amante di una storia di intense passioni e pericolose rivalità.
Una delle opere più famose di Nagai Kafū dove descrive, in maniera vicina al naturalismo francese, la professione della geisha. Molto vivide e forti le descrizioni dei rapporti sessuali, e la vita delle geisha viene descritta in maniera fredda e accurata. Non è contrario alla professione in quanto la figura della geisha procura piacere al mondo maschile.
Okamezasa – Bambù nano
Considerato tra i romanzi migliori di Nagai Kafū, racconta la storia di Uzaki Kyoseki, un pittore senza successo. E’ un esempio perfetto del naturalismo francese applicato alla letteratura giapponese: sono sia presenti temi quali i caratteri ereditari e ambiente, sia la corruzione di ogni personaggio viene rivelata in maniera sorprendente. Ma è anche presente molta ironia, un aspetto assente nel naturalismo francese.
Tsuyu no atosaki – Prima e dopo la stagione delle piogge
Scritto nel 1931, narra la storia parla di una ragazza del quartiere di Ginza che diventa prostituta non a causa dell’ambiente in cui è cresciuta o a causa della povertà, ma semplicemente perché le piaceva la professione. E’ un romanzo in cui sono presenti sia elementi del naturalismo francese sia alcune descrizioni di paesaggi nostalgici tipici dello stile e della narrativa di Kafū. Può anche essere considerato come una sorta di cronaca di una Tokyo che rischia di scomparire con il rigore dell’emergente nazionalismo e della Guerra in Cina.
Curiosità: lo scrittore Tanizaki ha scritto una recensione di questo romanzo trovando divertente che il Naturalismo fosse ancora un valido approccio al mondo decenni dopo la fine di questa corrente in Giappone. In più si domanda come mai Nagai Kafū non si sia mai ispirato ad altri periodi della storia giapponese fermandosi solo agli inizi dell’800.
Hikage no hana – Fiori nell’ombra
Il quartiere vivace Ginza di Tokyo entra nei romanzi di Nagai Kafū, una zona della capitale piena di caffè alla moda con luci al neon, ma che spesso rivela squallore e tristezza. I personaggi sono emarginati, in particolare il degrado della donna di piacere è il riflesso di una generazione senza possibilità di riscatto. L’autore non fornisce commenti né positivi né negativi su i suoi personaggi e gli accenni al loro passato sono utilizzati per far capire al lettore i fattori ereditari e l’ambiente che ha influenzato le loro vite.
Bibliografia:
Luisa Bienati, Letteratura giapponese vol. 2; dall’Ottocento all’inizio del Terzo Millennio (Einaudi, 2005);
Donald Keene, Dawn to the West: Japanese Literature of the Modern Era; Fiction (Holt Rinehart & Winston, April 1, 1984) ;
Kato Shuichi, Storia della letteratura giapponese volume 3; dall’Ottocento ai giorni nostri (Marsilio, 1996);
Luisa Bienati, Al giardino delle peonie e altri racconti (a cura di), (Marsilio, 1990);
Appunti personali presi durante il corso di “Letteratura giapponese moderno-contemporanea” tenuto dalla Professoressa M. Vienna durante il percorso di laurea triennale in Lingua e Letteratura Giapponese presso la facoltà di Studi Orientali, La Sapienza Roma (anno del corso 2008-09)
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Grazie per questo articolo! Amo la letteratura giapponese, ma non conoscevo questo autore! Leggerò sicuramente qualcosa
😀 grazie a te! In italiano non hanno pubblicato molto, ma la raccolta di racconti è un buon punto di partenza