Riflessioni sulla prima stagione della serie televisiva “Yellowstone” trasmessa in Italia da Sky Atlantic
Per chi mi segue da un po’ sa che ho una grande passione per la natura dell’America del Nord tanto da partire per un viaggio di 17 giorni nelle terre del Far West. Quindi è inutile dire che con la serie televisiva “Yellowstone” è stato amore dal primo trailer. L’armonia e la pace della natura del Montana si scontra con la violenza delle relazioni di tutti i protagonisti. I ritmi sono pacati come nei vecchi West, permettendo di apprezzare i paesaggi e di concentrarsi sulle vicende della famiglia Dutton.
“Yellowstone” racconta le dinamiche all’interno del ranch Dutton dove il capostipite John (Kevin Costner) fa da padre padrone sia nei confronti dei figli sia nei confronti dei suoi cowboy. Il suo è un atteggiamento duro, dispotico e disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole. In questo clima quasi marziale sono cresciuti i suoi figli Jamie (Wes Bentley), Beth (Kelly Reilly) e Kayce (Luke Grimes) incapaci di ribellarsi davvero all’autorità del padre e al destino che lui ha scelto per loro. Il ranch deve essere la priorità, così come la famiglia Dutton deve vincere su tutto e tutti.
Ma John è anche, a mio parere, la personificazione dell’America contemporanea, di ciò che gli americani sono stati capaci di fare nei confronti dei nativi pur di ottenere terre e potere. “Questa è l’America. Non condividiamo la terra qui”. Una battuta di John che evidenzia tutto l’egoismo di un popolo che si è appropriato ingiustamente di territori non suoi. E nella serie televisiva “Yellowstone” spesso i Dutton vanno in conflitto con la riserva e con il popolo nativo. Mi sono molto piaciute le scene girate nella riserva (ormai conoscete il mio grande amore per i Nativi Americani) in quanto raramente vengono mostrate nelle serie americane le condizioni e le discriminazioni del popolo nativo: povertà, depressione, suicidi, violenza e tante ingiustizie

La violenza è tanta in “Yellowstone”. Non ne sono rimasta troppo sorpresa perché, sempre durante il mio viaggio, avevo notato come in alcune zone degli Stati Uniti sia quasi normale discutere con un fucile carico in mano. Eppure sembra di essere tornati davvero ai tempi del vecchio Far West dove tutto veniva regolato con una rissa o un omicidio.
C’è qualcosa di malvagio in questo posto. E’ come se la terra non ci volesse. Ma noi restiamo.
In questo mondo dominato dagli uomini sono solo due le figure femminili che riescono ad emergere in questa serie: la figlia Beth, e la dolce Monica, la moglie di Kayce. Ho adorato il personaggio di Beth: dietro al suo essere una stronza dura doc nasconde una serie di fragilità che emergono lentamente nel corso della serie. Tanto simile al padre da voler fuggire da se stessa e dai demoni del ranch. Un’anima sola, devastata, cresciuta nell’indifferenza e disprezzo della madre. Monica, invece, cerca di salvare il figlio dalle ambizioni del nonno John e di avvicinarlo di più alla comunità nativa.

Jamie e Kayce sono entrambi una delusione per il padre: il primo vorrebbe prendere la sua strada, spiccare il volo fuori dal ranch. Il secondo si è allontanato dalla famiglia Dutton per poter vivere la sua vita nella riserva insieme a Monica e al loro figlio. Entrambi i fratelli cercano in tutti i modi di compiacere il padre, anche andando contro se stessi, commettendo azioni non sempre lecite.
A mio avviso la serie televisiva “Yellowstone” è un must-see: molto curata la fotografia, grande interpretazione da parte di tutti i personaggi (Kevin Costner colpisce ancora), e ho apprezzato molto la crescita e analisi psicologica di ognuno di loro. Tutti sembrano agire nei loro interessi sbandierando “la famiglia prima di tutto”, ma senza mai preoccuparsi realmente dei sentimenti di ognuno. In America è già andata in onda la seconda stagione, quindi non resta che aspettare!
Voi l’avete vista? Cosa ne pensate?
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