19 consigli di libri sull’India per assaporare a pieno le esotiche e colorate atmosfere di questo magico Paese
Uno dei miei viaggi del cuore è stato il viaggio in India del nord: una terra ricca di storia, di colore, odori e gente sempre pronta ad accoglierti con un sorriso. Ma anche un Paese difficile, specialmente nelle zone rurali, dove la povertà la si vede in ogni angolo. India è anche spiritualità, quella vera, profonda che puoi respirare in ogni tempio e in ogni gesto. I colori sono accesi, magici, unici e si uniscono in un arcobaleno di emozioni nei vicoli stretti e polverosi. E’ stato difficile scegliere i libri sull’India da consigliarvi, perché la letteratura è vasta, così come gli aspetti da trattare. Mi sono concentrata sulla narrativa, la mia confort-zone, e sui diari di viaggio. Per questa selezione di libri sull’India ringrazio di cuore una delle mie viaggiatrici per #ilgirodelmondoin12letture, nonché collega blogger e amica di web Federica di lettrice.senza.tempo.
Ecco i miei 19 consigli di libri sull’India! Buona lettura e buon viaggio!

I libri sull’India sono la nostra quarta tappa per #ilgirodelmondoin12letture. Pronti a partire con noi?
Libri sull’India: narrativa
Shantaram – Gregory David Roberts
Shantaram non è solo IL libro sull’India, ma è anche IL libro del cuore di molti lettori nonché il mio. Sì, perché grazie a questo romanzo entriamo nel cuore della spiritualità e degli insegnamenti della cultura indiana più antica. E’ avventura, amore, folclore, mistico.. Shantaram per me rappresenta tutto ciò che di bello esiste nella narrativa. Non fatevi spaventare dalla mole, sarà un viaggio che difficilmente dimenticherete!
Il bus della scalcagnata Veterans’ Bus Service, una compagnia di veterani dell’esercito indiano, è appena arrivato al capolinea di Colaba, la zona di Bombay dove si concentrano gli alberghi a buon mercato. Greg è il primo a mettere piede sul predellino e a farsi largo tra la folla di faccendieri, venditori di droga e trafficanti d’ogni genere in attesa davanti alla portiera. Ha una chitarra a tracolla, un passaporto falso in tasca e un turbinio di pensieri ed emozioni in testa. Nel tragitto dall’aeroporto a Colaba ha pensato di essere sbarcato in una città dopo una catastrofe. Davanti ai suoi occhi si è spalancata una distesa sterminata di miserabili rifugi fatti di stracci, fogli di plastica e carta, stuoie e stecchi di bambù. In preda allo stupore, Greg ha visto donne bellissime avvolte in stoffe azzurre e dorate incedere a piedi nudi in quella rovina, e uomini dai denti candidi e dagli occhi a mandorla, bambini dalle membra incredibilmente aggraziate.
Ovunque, poi, aleggiava un odore acre e intenso. Quell’odore in cui, a Bombay, fiuti di colpo l’aroma del mare e il metallo delle macchine, il trambusto, il sonno, la lotta per la vita, i fallimenti e gli amori di milioni di esseri umani. Greg è un uomo in fuga. Dopo la separazione della moglie e l’allontanamento dalla sua bambina, la vita si è trasformata per lui in un abisso senza fine. Era un giovane studioso di filosofia e un brillante attivista politico all’università di Melbourne, è diventato «un rivoluzionario che ha soffocato i propri ideali nell’eroina», un «filosofo che ha smarrito l’integrità nel crimine», uno dei «most wanted men» australiani, condannato a 19 anni di carcere per rapina a mano armata, catturato e scappato dal carcere di massima sicurezza di Pentridge.
Il talento dei Parsi – Bapsi Sidhwa
Verso la fine del diciannovesimo secolo, Faredoon Junglewalla, detto Freddy, a ventitré anni, si mette in viaggio con la sua famiglia per cercare fortuna nei sacri pascoli del Punjab. Freddy raggiunge Lahore: una città abitata dalle più svariate etnie e caste, governata da britannici infastiditi dal caldo e dalla ressa, animata dai commerci più strani, e perciò anche da singolari trafficanti e avventurieri. Che cosa può fare Freddy se non appellarsi all’antica virtù del popolo a cui appartiene, al talento dei Parsi? Freddy custodisce i principi sommi di tale talento e li traduce in una massima adatta alle circostanze sue e della Storia: diventare i più grandiosi leccapiedi dell’Impero Britannico.
Il Dio delle piccole cose – Arundhati Roy
Anche questo romanzo è tra i libri sull’India più consigliati nella narrativa. E’ tra le mie prossime letture, quindi spero di potervene parlare presto!
India, fine anni Sessanta: Ammu, figlia di un alto funzionario, lascia il marito, alcolizzato e violento, per tornarsene a casa con i suoi due bambini. Ma, secondo la tradizione indiana, una donna divorziata è priva di qualsiasi posizione riconosciuta. Se poi questa donna commette l’inaccettabile errore di innamorarsi di un paria, un intoccabile, per lei non vi sarà più comprensione, né perdono. Attraverso gli occhi dei due bambini, Estha e Rahel, il libro ci racconta una grande storia d’amore che entra in conflitto con le convenzioni.
Passaggio in India – Edward Morgan Forster
A Chandrapore, nell’India stretta sotto la morsa del colonialismo, si fronteggiano l’islam, “un atteggiamento verso la vita squisito e durevole”, la burocrazia britannica, “invadente e sgradevole come il sole”, e “un pugno di fiacchi indù”, in una silenziosa guerra fredda. Fino a quando l’arrivo di una giovane turista inglese non viene a incrinare il fragile equilibrio. Perché Adela Quested, con stupore del clan dei sahib bianchi, non si accontenta dei circoli e delle visite ufficiali: vuole conoscere “la vera India”, e trova la guida indigena perfetta nel mite e ospitale Aziz. Ma nelle grotte di Marabar la gita preparata con ogni cura si trasforma per Adela, vittima delle proprie personali inquietudini o di un indegno affronto, in un dramma sconvolgente che arriva fino nelle aule di un tribunale, facendo esplodere pregiudizi, razzismi, contraddizioni. Il ritratto umano e poetico di un paese amatissimo si fa parabola della “segreta intelligenza del cuore” di contro alla protervia della ragione in quello che Forster chiamò “il mio romanzo indiano influenzato da Proust” e che rimane il suo indiscusso capolavoro.
Il cuore delle ragazze arde più forte – Shobha Rao
Una volta al mese, la giovane Poornima sale al tempio sull’Indravalli Konda a pregare per la madre, spentasi dopo una lunga malattia. Sedici anni, la pelle scura come il cielo della notte e cinque fratelli più piccoli di cui prendersi cura, Poornima trascorre le giornate a filare seduta al charkha e a immaginare per sé un destino migliore di quello che ha approntato per lei suo padre. Uomo brusco e autoritario che appartiene alla casta dei tessitori, il padre la vorrebbe infatti maritata il prima possibile, poiché dopo la morte della moglie ha bisogno di nuove braccia che lo aiutino nella tessitura di sari. Un giorno, entrando in casa, Poornima scorge una ragazza seduta al telaio di sua madre: indossa un modestissimo sari di cotone e sull’avambraccio destro ha una grossa voglia rotonda. Eppure, quella giovane sconosciuta brilla di una luce speciale. Savitha, questo il nome della ragazza, ha tre sorelle minori che passano la giornata a perlustrare i mucchi d’immondizia per raggranellare qualche rupia, la madre fa le pulizie nelle case altrui e il padre, dopo anni di alcolismo, ha smesso di bere quando la sua artrite reumatoide si è aggravata al punto da impedirgli di reggere in mano un bicchiere. Eppure, nonostante questo, Savitha non perde mai il sorriso.
Tra le due ragazze si instaura una profonda amicizia, un legame fortissimo che accende in entrambe la scintilla della ribellione al mondo che le vorrebbe miti e sottomesse. Fino a quando, una notte, Poormina viene svegliata da un gemito sommesso che arriva dal capanno della tessitura… Da questo momento, l’esistenza che le due ragazze hanno sempre condotto verrà spazzata via, e soltanto l’amicizia che le lega l’una all’altra saprà condurle, in un pericoloso viaggio attraverso un’India sconosciuta e spietata, verso le difficili prove che la vita porrà loro davanti.
Cuccette per signora – Anita Nair
Tra i libri sull’India “Cuccette per signora” è sicuramente il romanzo perfetto per chi vuole capire a pieno la situazione della donna in questo Paese.
Stazione ferroviaria di Bangalore, India. Akhila, single quarantacinquenne da sempre confinata nel ruolo di figlia, sorella, zia, è a un passo dal realizzare il suo grande sogno: salire su un treno gloriosamente sola, sistemarsi in una delle cuccette riservate alle signore e partire alla volta di una meta lontana, il paesino in riva al mare di Kanyakumari. Con le cinque donne del suo scompartimento – Janaki, moglie viziata e madre confusa; Margaret Shanti, insegnante di chimica sposata con un insensibile tiranno; Prabha Devi, la perfetta donna di casa; Sheela, quattordici anni e la capacità di capire ciò che le altre non possono; Marikolanthu, la cui innocenza è stata distrutta da una notte di lussuria – si crea subito una profonda intimità. Nelle confidenze sussurrate durante la lunga notte Akhila cerca una risposta alle domande che la turbano da quando era bambina, gli stessi dilemmi che caratterizzano il viaggio intrapreso da ogni donna nella vita.
Il trono cremisi – Sudhir Kakar
Delhi, 1654. Negli harem di corte, silenziose oasi di bellezza, le chiacchiere tra i potenti eunuchi che vegliano sul benessere, e sulle libertà, di mogli e concubine reali si fanno sempre più fitte e preoccupate. La dinastia Mogul è al tramonto: l’imperatore, i suoi quattro figli e gli innumerevoli ministri vivono in un lusso sfrenato e decadente mentre già si tessono intrighi per conquistare la successione al trono e placare la sete di potere. Anche negli harem, specchio e anima della corte, tra ricchezze, gioielli e profumi segretamente si trama per conquistare le notti dei potenti e placare i desideri del corpo.
A Delhi sono arrivati da poco due medici farangi, stranieri, che si dice siano in grado, con la loro scienza e i loro medicamenti, di modificare gli equilibri del potere e delle passioni. Niccolò Manucci, veneziano, privo di denaro e di un’istruzione convenzionale, era approdato dapprima sull’isola di Goa in cerca di fortuna. Qui si era giovato degli insegnamenti del medico induista Vidraj, che lo aveva iniziato alla pratica dei salassi e all’arte della preparazione di farmaci speciali, agognati dalle donne dell’harem: pozioni afrodisiache, unguenti curativi per malattie veneree e pomate in grado di potenziare le prestazioni sessuali e garantire così la fedeltà di un uomo. Francois Bernier invece è un colto medico francese, discepolo del famoso filosofo Pierre Gassendi e deciso fin da giovane a partire per l’India e conquistarsi una carriera nell’impero Mogul…
L’uomo di Calcutta – Abir Mukherjee
Calcutta, 1919. Non sono neanche le nove di mattina e la calura bagna la camicia di Sam Wyndham, giovane veterano britannico della Grande Guerra con un passato doloroso, arrivato a Calcutta per unirsi alla polizia e iniziare una nuova vita. Di fronte a lui, in un vicolo cieco e buio, c’è un corpo contorto in maniera innaturale e mezzo affondato in una fogna a cielo aperto. Il cadavere è quello di un alto funzionario britannico. L’hanno trovato così, con la gola tagliata, un occhio strappato dai corvi e in bocca un biglietto che intima agli inglesi di lasciare l’India. I suoi superiori credono che si tratti di un omicidio politico commesso dagli attivisti che si battono per l’indipendenza dell’India.
Nel frattempo le notizie sul massacro di Amritsar, perpetrato dall’esercito di Sua Maestà, fomentano disordini tra la popolazione. È a rischio la stabilità dell’impero e il capitano Wyndham si trova coinvolto non solo in un’indagine impegnativa, che lo porta dai salotti dei ricchi imprenditori alle fumerie d’oppio dei quartieri malfamati, ma anche nelle lotte intestine dei suoi compatrioti. Deve risolvere il caso in fretta, ma qualcuno fa di tutto per impedirglielo.
Kim – Rudyard Kipling
Un grande classico dei libri sull’India: Kim di Kipling, un romanzo intramontabile che catapulta il lettore in un percorso di crescita e consapevolezza.
Kimball O’Hara, detto Kim, è un ragazzo quattordicenne figlio di un sottufficiale dell’Armata britannica di stanza in India. Rimasto orfano di entrambi i genitori nella prima infanzia, è cresciuto libero e solo per le strade polverose di Lahore, formandosi alla scuola della saggezza e dell’astuzia orientali. Un giorno incontra un lama sceso dalle montagne del Tibet per andare in cerca di un misterioso fiume sacro in cui purificarsi e ne diventa il discepolo e la guida. Insieme intraprendono un lungo pellegrinaggio attraverso l’India che costituisce la vera traccia del romanzo: affrontando le prove e gli ostacoli della vita, Kim diventerà adulto, riannoderà i legami con il suo paese d’origine, e con scaltrezza e sprezzo del pericolo porterà a termine importanti missioni per il servizio di spionaggio britannico.
Racconto picaresco ricco di suggestive descrizioni dei paesaggi e dei costumi indiani, in cui si confrontano Oriente e Occidente, il compassato mondo inglese e la vitale cultura indigena, Kim (1901) è anche il viaggio nella memoria di uno scrittore innamorato di una terra «diversa», magica e terribile. Introduzione di Romolo Runcini.
Sorella del mio cuore – Chitra Banerjee Divakaruni
Calcutta, anni Ottanta. Anju e Sudha secondo le leggi del sangue non sono neanche cugine di primo grado. Ma perfino le crepe dei muri sanno che, più e meglio di due gemelle, intendono il mutamento degli umori, l’altalena dei cicli, la giostra degli sguardi. A cercare di dividerle, ostacoli di ogni genere: ombre di antiche maledizioni, suocere come streghe cattive, imperscrutabili capricci del destino e persino due continenti distanti e diversissimi. Lungo il dispiegarsi delle pagine sono proprio le voci di Anju e Sudha a tracciare in controluce la complicata sequenza di passi di danza che accomuna le loro vite e a far emergere un sentimento più forte di ogni regola e di ogni cosa.
Il paese delle maree – Amitav Ghosh
Piya è appena arrivata a Canning, l’ultima fermata per i Sundarban, l’immenso arcipelago che si stende fra il mare e le pianure del Bengala e che, secondo la leggenda, è sorto il giorno in cui la treccia del dio Shiva si è disfatta e i suoi capelli bagnati si sono sciolti in un immenso e intricato groviglio. Piya, giovane biologa marina nata in Bengala ma cresciuta negli Stati Uniti, è arrivata in questo dedalo di fiumi e foreste per scandagliare le profondità marine. Sui corsi d’acqua di mezzo mondo, Piya si è sempre sentita protetta dalla sua inequivocabile estraneità, dai suoi capelli neri corti, dalla sua pelle scura, dai suoi lineamenti delicati di giovane donna indiana.
Qui, in un posto in cui si sente più straniera che altrove, sa che il suo aspetto la priva di ogni protezione. Per Kanai Dutt, invece, l’interprete diretto a Lusibari per decifrare un misterioso diario lasciatogli da uno zio, l’arcipelago è soltanto il paesaggio dove poter sfoggiare l’agilità e la prontezza del viaggiatore capace di cogliere istintivamente l’attimo. Soltanto per Fokir, il pescatore, i Sundarban sono il mondo. A bordo della sua barca, fatta di canne, foglie di bambù e fragili assi di legno, Fokir conosce ogni angolo di quest’universo, e sa che qui non esistono confini tra acqua dolce e salata, fiume e mare, terra e acqua, poiché quotidianamente le maree penetrano fin dentro le pianure del Bengala e foreste e isole intere scompaiono.
Giochi sacri – Vikram Chandra
Sartaj Singh, ispettore di polizia a Mumbai, nota fino a poco tempo fa come Bombay, ha un lavoro ingrato. Vive infatti ed esercita la sua professione in una città che oltre alla sua assoluta e intensa bellezza gli sbatte in faccia ogni giorno un “sottobosco” di malaffare, crimine organizzato e violenza a cui Sartaj non si è mai assuefatto e contro il quale però non riesce a segnare decisive vittorie. La sua esistenza sembra dipanarsi così in una inerte caoticità, fatta di ladruncoli, microcorruzione e pasti in piedi. L’assassinio dell’erede di un boss della mafia locale, il pedinamento di pericolosi criminali e lo smascheramento di mille trame delittuose che coinvolgono gli strati più insospettabili della società indiana servono così da pretesto a Vikram Chandra per tessere una storia che unisce i ritmi forsennati dell’hard boiled alle pause silenziose della poesia, il sentimentalismo alla Bollywood al magistero dell’alta letteratura. Il risultato è un affresco potente e grandioso di una delle metropoli più complesse e avvincenti della contemporaneità.
Acqua – Bapsi Sidhwa
È il 1938 in India, un tempo di aspri conflitti e mutamenti. Le moderne idee del Mahatma Gandhi cominciano a diffondersi e a scuotere le fondamenta dell’antica società tradizionale. Chuya ha ora 8 anni, ne aveva 6 quando è stata fidanzata a un uomo anziano legato alla sua famiglia, 7 quando si è sposata. Ora, però, il marito è morto e lei, secondo l’antica consuetudine hindu, è stata condotta nell’ashram delle vedove dove dovrebbe vivere in penitenza sino al giorno della sua morte. Nella mente della dolce e piccola Chuya, però, fioriscono già le moderne idee di ribellione. Quando perciò la sua amica Kalyani, una bellissima vedova-prostituta, stringe una relazione clandestina e proibita con un giovane idealista gandhiano appartenente alla buona società indiana, è Chuya a guidare la rivolta nell’ashram delle vedove.
Il silenzio della pioggia d’estate – Dinah Jefferies
Ho voluto inserire anche un romanzo rosa tra i consigli di libri sull’India. Sullo sfondo della storia d’amore qui raccontata, ci sono dei riferimenti alla storia e cultura indiana davvero interessanti.
1930, Rajputana, India. Dopo la morte del marito, un giovane fotoreporter, Eliza, è rimasta sola. A tenerle compagnia c’è soltanto la sua macchina fotografica. La solitudine viene un giorno interrotta da un incarico: il Governo britannico decide di inviarla in uno sfarzoso stato indiano per fotografare la famiglia reale. Ed Eliza è determinata a sfruttare la situazione per farsi un nome. Quando arriva al palazzo, conosce il fratello del principe, Jay, un ragazzo giovane e affascinante. Uniti dal desiderio di migliorare le condizioni della popolazione locale, Jay ed Eliza scoprono di avere più cose in comune di quello che pensano. Eppure la società e le loro famiglie la pensano diversamente. E questo li costringerà a una scelta: fare ciò che tutti si aspettano da loro oppure seguire ciò che dice il cuore…
Libri sull’India: diari di viaggio
India. Carnet di viaggio – Stefano Faravelli
Per chi non conoscesse i Carnet di viaggio di Stefano Faravelli vi consiglio di correre a sfogliarli il prima possibile perché sono di una bellezza rara! E a pieno diritto non poteva non rientrare nei miei consigli di libri sull’India.
Il carnet India racconta il mio viaggio per vedere l’Elefante: le religioni dell’India, quaggiù altrettante Indie cucite in precaria unione, come un Divino Elefante. Dal Punjab sikh a Varanasi la santa, passando per l’Islam di Delhi e Lucknow, in cerca dei buddisti a Sanchi, dei parsi a Munbay, con i cristiani di Goa e di Chochin e i jaina nel Mysore, alla scoperta di una piccolissima sinagoga keralita e nel grande tempio shivaita di Madura. Una sfida allo sguardo che cerca oltre i veli: la lampada, anzi il lumino dei miei colori e pennelli, l’atelier tascabile, libri letti e amati e soprattutto la fame di Vero e di Bello, l’uno sogno e segno dell’altro. (Stefano Faravelli)
L’odore dell’India – Pier Paolo Pasolini
Tra i libri sull’India non poteva mancare questo piccolo gioiello di Pasolini. Se può interessarvi Moravia ha anche lui scritto di questo viaggio in “Un’idea dell’India”.
Nel 1961, in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa Morante, Pasolini si reca per la prima volta in India. Le emozioni e le sensazioni provate sono così intense da spingerlo a scrivere queste pagine, un diario di viaggio divenuto un libro di culto. Pasolini si aggira attento nella realtà caotica del subcontinente indiano, osservando i gesti e le movenze della gente, seguendo i colori dei paesaggi e soprattutto l’odore della vita. L’incanto di una terra ammaliante e l’orrore dell’esistenza che vi si conduce ci vengono restituiti dalla sua curiosità sensibile alle condizioni sociali, ma soprattutto con l’originalità della sua visione.
Le forme dell’India – Silvio Grocchetti
Ho ricevuto questo bellissimo libro sull’India direttamente dall’autore e trovate qui la recensione completa.
Un giovane ricercatore atterra a Patna in una rovente giornata di luglio e subito si rende conto che la cultura occidentale lo ha plasmato più di quanto crede. Per tre mesi vive e si scontra con una cultura che talvolta fatica ad accettare: la povertà, la condizione della donna, il sistema delle caste, il lavoro, la religiosità, ogni forma della vita indiana sfugge di fatto alle categorie cui siamo abituati. Visita alcuni luoghi chiave, come Bhagalpur e Varanasi, ma il suo non è affatto un viaggio turistico.
E infatti, in un paese in cui “le mucche sono molto, molto più al sicuro delle donne”, l’autore sente che è importante raccontare anche luoghi che rappresentano piccoli atti di ribellione, timidi tentativi di cambiare, come il villaggio che pianta dieci alberi di mango ogni volta che nasce una bambina, per assicurarle denaro sufficiente per gli studi e la futura dote; oppure lo Sheroes’ Hangout di Agra, un locale ai piedi del Taj Mahal dove alcune donne sfregiate dall’acido trovano il coraggio di servire ai tavoli e mostrare le proprie ferite. Tra riti sul Gange, odori, tradizioni e incontri, l’autore mostra come partire per l’India significhi innanzitutto essere pronti a spogliarsi dei preconcetti, mettersi in discussione e rivedere ogni pensiero acquisito, magari con dolore, ma con assoluta onestà.
L’India si è presa cura di me – Debhora Caselloni
Nel 2016 Debhora ha 26 anni e ha già raggiunto tutti gli obiettivi personali e professionali che si era posta. Ma rimane la sensazione che qualcosa non vada, come se tutto quello che ha fatto finora dipendesse dalle aspettative degli altri e non dalla sua volontà. Decide quindi di partire per l’India alla scoperta di se stessa. Per cinque mesi ha modo non solo di vivere tutte le difficoltà che un viaggio del genere comporta, ma anche la vita quotidiana del Paese in cui si trova. Attraverso le sue esperienze, riportate in questo diario, Debhora ha modo di riflettere sulla sua vita e capire finalmente i suoi errori.
L’India nel cuore – Vittorio Russo
L’India, “continente dei superlativi”, come l’ha definita l’indianista Domenico Amirante, è la terra del cuore che affascina da secoli il viaggiatore occidentale per la sua distanza straniante dalla nostra cultura. Oggi è una potenza emergente di un miliardo e trecento milioni di abitanti. Meta di pellegrinaggi per affamati di spiritualità e per distratti turisti dell’esotico, ammalia per il suo concentrato di contraddizioni di cui quasi mai si comprende il senso profondo e storico. Ma quando se ne coglie anche solo una piccola parte, si schiude agli occhi un universo di bellezze impensate. Questo libro è il resoconto di un viaggio tra le meraviglie dell’India e le sue ferite millenarie.
Ma è anche un viaggio attraverso la geografia impervia della cultura di una società polietnica e balcanizzata, custode però di una sapienza antichissima. Tra nozioni storiche e geografiche, curiosità culturali e vivide descrizioni, il diario diventa percorso di catarsi fra gli affanni di una quotidiana prostrazione e le vette di un sapere millenario. Ed è così che l’avventura diventa scrigno di conoscenza e la conoscenza si fa intimità che permette di possedere veramente quello che si conosce. Si dice che si può entrare in India da cento porte ma è difficile trovarne poi una sola per uscire. L’unica porta è quella che il più delle volte cambia il cuore.
Questa è stata la mia personale selezione di 19 libri sull’India per poter conoscere meglio la cultura di questi Paesi attraverso la lettura. Se avete altri libri sull’India da consigliare, fatemelo sapere nei commenti!
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Ti consiglio “Darśan”, davvero da leggere se ami l’India
grazie mille per il consiglio 🙂
Una selezioni di libri centrata e interessanti, alcuni non li conosco, quindi è un invito per tornare nei pressi. Uo viaggiato più volte nel subcontinente, ho pubblicato articolo e un libro-reportage ma il rapporto personale con l’India è ancora aperto
Grazie! ho lasciato il cuore quando ci sono stata e spero davvero di poterci tornare presto 🙂