Un libro essenziale
“Tutti gli uomini assomigliano al loro stesso dolore”, p. 59.
Qualcosa di grande attraversa lo spirito di questo romanzo. Un sentire presente solo in pochissime opere della letteratura. E’ come se l’anima del mondo intero lo percorresse, con tutte le sue paure e speranze. Un luogo in cui i sentimenti degli uomini emergono nelle loro molteplicità. Fragili, meschine, tenaci, assolute.
Ogni pagina, ogni singola parola, ogni segno di punteggiatura de “La condizione umana” è un uncino che entra piano e netto nella carne del pensiero. Non c’è scampo. Marlaux seduce il lettore facendogli vivere realmente le idee dei suoi personaggi. In questo modo ci si incarna nei modi di fare dei rivoluzionari Cen, Kyo, Katov fino a seguirli nella loro autodistruzione tesa al raggiungimento della libertà.
Nella storia della letteratura poche opere hanno saputo realizzare un tale sforzo catartico. Su tutte, cito “I fratelli Karamazov” e “I demoni” di Dostoevskij. Due libri spirituali, politici, umani. Tre peculiarità presenti nel testo di Marlaux, in cui la storia individuale è Storia dei tormenti universali che colpiscono la coscienza umana.
Sognare
Nel 1927, subito dopo la Rivoluzione cinese, Shanghai insorge sotto la spinta degli operai aiutati dai comunisti che riescono a liberare la città prima che arrivi il generale Chiang Kai-shek, a capo del Koumintang, il Partito Nazionalista Cinese. Momento dal quale, tragicamente, non si ritornerà più indietro.
“Ma l’uomo non vuole governare; vuole dominare, come avete detto voi, esser più che un uomo in un mondo di uomini. Vuole sfuggire alla condizione umana, come vi dicevo. Non vuole essere potente, ma onnipotente. La malattia chimerica, di cui la volontà di potenza non è che la giustificazione intellettuale, è la volontà di divinità: ogni uomo sogna di essere dio.” (p. 212).
Ed è qui che la caratterizzazione letteraria dei ribelli assume sfaccettature e toni filosofici. Questi rivoluzionari sanno di combattere per un ideale che va oltre loro stessi. Ma non per questo ne sono totalmente accecati conservando la necessità di interrogarsi sul senso delle loro azioni e sulle ricadute che hanno nella loro sfera privata.
Il pensiero si frantuma in considerazioni altissime, con “la convinzione che le idee non devono essere pensate, ma vissute” (p. 77). Fino alla morte, fino al deflagrare per un’ideologia che assume, scontro dopo scontro, le gradazioni dell’assurdità nel momento in cui sbatte contro i limiti morali dell’essere umano, rendendola irrealizzabile.
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“La condizione umana” è un libro che fa fatica a dimenticarsi di chi lo legge, più che il contrario. Semplicemente perché racconta la vita, e quest’ultima agisce su di noi senza che ne abbiamo il totale controllo. D’altronde è impossibile farne parte visto che i suoi sogni (e incubi) percuotono gli attimi della nostra quotidianità.
Traduttore: A. R. Ferrarin – Editore: Bompiani – Collana: I grandi tascabili – Anno edizione: 2001 – Formato: Tascabile – Pagine: 301 pp. – Prezzo: 9,90 euro.

Parola-Segnalibro: #sacrificio.
Un’ascolto/un’opera d’arte: Jeff Buckely – Grace (1994); Sergio Leone – Giù la testa (1971).
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