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Viaggio in India: perdersi tra i colori del Rajasthan

viaggio in India

Racconto di viaggio in India tra i palazzi dei Raja e i colori brillanti del Rajasthan

L’India è un Paese enorme, complesso, ricco di storia e spiritualità. Il viaggio in India è tra i miei viaggi del cuore, una di quelle esperienze indimenticabili che porterò sempre dentro di me. Come per gli Stati Uniti, ho viaggiato per il Rajasthan con Viaggi avventure nel mondo e ho avuto la fortuna di entrare in contatto con le persone del luogo che mi hanno insegnato la bellezza delle piccole cose. Ma mi ha anche aperto gli occhi sulla dura realtà che vivono le donne dell’India e tanti bambini abbandonati. L’India non è solo yoga, curry, Bollywood e guru. E’ tanta povertà, ingiustizie sociali e violenza.

Vi porto come me alla scoperta del Rajasthan, Delhi e Agra e dei suoi incredibili colori e sapori in questo racconto di viaggio che sa un po’ di curry e un po’ di masala!


viaggio in India

“In India esiste un detto popolare secondo il quale lo stato del Rajasthan, da solo, avrebbe più storia del tutto il resto del paese messo insieme. E, dato che la traduzione letterale del suo nome è la terra dei re, può darsi che questo detto sia vero. Disseminato di palazzi da sogno, fortezze e rovine di antichi splendori e contraddistinto da una cultura estremamente varia e articolata, il Rajasthan è una terra dal fascino esotico, capace di coinvolgere e ammaliare profondamente” (dalla guida Lonely Planet”Rajasthan, Delhi e Agra)

Se l’inferno esiste, si chiama India

Ma come? Non avevo detto che il viaggio in India è stato indimenticabile? Sì, certo. Ma vi assicuro che essere catapultati nel caos indiano di Delhi è come fare un salto nei gironi dell’inferno: persone ovunque, odori di ogni tipo, cani, rifiuti, auto, clacson che rimbombano nelle orecchie. Attraversare uno degli stradoni di Delhi significa pregare tutte le divinità che si conoscono perché non ci sono i semafori – almeno era così nel 2011 quando ci sono stata – e non è chiaro se si seguono delle regole stradali. Non è tutto! Perché se a Delhi mancano le mucche per strada – le hanno tolte perché era troppo pericoloso per le mucche – in altre città camminano indisturbate, possono anche incornarti e tu non puoi fare nulla in quanto animali sacri. Ma altre volte, non si incontra solo qualche mucca, ma anche cammelli, scimmie che ti saltano sopra la testa, topi ovunque, maiali che scappano dai cani, tuk tuk che schizzano da una parte all’altra della strada.

E poi gli odori sono penetranti! E’ forse stato quello lo shock più grande dei primi giorni. Odori non intesi solo nel senso negativo. Latrine ovunque, rifiuti dappertutto e persone che fanno i bisogni ad ogni angolo di certo creano odori penetranti. Ma si respirano anche tante spezie, gli incensi dei templi, l’henne fresco sulle mani e i piedi delle donne. Insomma, i primi giorni in India potrebbero essere forti, ma una volta che naso, orecchie e occhi si abituano a tutta questa nuova realtà, sarà una camminata in paradiso.

Om Shanti

Ultimamente l’idea che l’India sia la culla della spiritualità è aumentata grazie alla diffusione dello yoga e della direzione commerciale che ha preso questa antica disciplina. Credo fortemente che in India ci sia qualcosa di magico, un’energia che va oltre alle nostre conoscenze razionali e scientifiche. Questa energia esiste ancora. Ma non è così tangibile come ci si aspetta. Nel mio viaggio in India la spiritualità l’ho sentita nei piccoli templi quando si camminava scalzi immersi nel fumo dell’incenso, o quando abbiamo cantato con gli Hare Krishna nel tempio della città dove si crede sia nata la divinità. Il suono delle vibrazioni del sanscrito – l’antica lingua parlata in India dal X secolo a.C., e oggi utilizzata per intonare i mantra – ha un sapore di mistico e di trascendentale. Ma i cosiddetti santoni hanno ben poco di spirituale, almeno nei luoghi che ho visitato io come Pushkar. Sono più interessati ad avere qualche soldo per foto più che insegnarti qualche antica verità. E’ nei piccoli rituali quotidiani di attenzione del Janaismo nel seguire la non violenza estesa a tutti gli esseri viventi – anche nei confronti degli insetti – che ho sentito forte quel calore spirituale.

Non credo molto a chi sostiene che andare in India sia il viaggio per ritrovare la propria spiritualità. Una volta un Maestro mi disse che “E’ facile fare meditazione e fare i saggi in montagna da solo e circondato solamente dalla natura, più difficile è raggiungere la pace in mezzo al caos di città e della propria vita.” L’India ha avuto sicuramente delle basi per poter dar vita a tante correnti spirituali, ma il nostro equilibrio, la nostra pace, la possiamo trovare solo nel viaggio dentro noi stessi. In più l’India vive anche di tante ingiustizie sociale che hanno ben poco a vedere con la spiritualità tanto decantata. Ed è una realtà su cui non possiamo chiudere i nostri occhi.

Seguimi, non avere paura

Uno degli episodi che più ho a cuore del mio viaggio in India è stato l’incontro con una bambina in un villaggio in montagna tra Udaipur e Ranakpur. Questa bimba mi ha accompagnato a casa dove mi ha presentato alla sua famiglia. Nonostante la grande povertà, le persone che ho incontrato mi hanno sempre accolto con tanti sorrisi, curiosità per i miei tratti occidentali – in molti hanno chiesto di toccarmi la mano per sentire la pelle bianca. E anche se la gran parte non parlava inglese, il linguaggio di una calorosa stretta di mano è universalmente compreso.

In quella mattinata ho avuto modo di incontrare tante realtà di una quotidianità lontana dalla mia: brandine in giardino al posto del letto, cucine praticamente inesistenti, bambini felici di andare a scuola. In tutto il viaggio non mi è più ricapitato di poter gironzolare liberamente in un luogo così tranquillo, lontana dal caos delle grandi città turistiche del Rajasthan. Premetto che mi sono sempre sentita al sicuro e protetta perché non ero sola, ma due compagne di viaggio erano presenti in tutta l’esplorazione del villaggio. Lo dico perché personalmente sconsiglio di andare completamente sole in certi luoghi non molto turistici. Ci sono stati diversi episodi in India a danno di turiste occidentali.

Dietro a quel velo, piango

Una delle prime cose che ho notato nel viaggio in India sono state delle donne con il viso coperto dal sari. Non come il burqua, ma il velo del sari, che di solito copre la capigliatura, va ad avvolgere anche il viso. Mi è stato spiegato che le donne delle caste più basse non possono mostrare il proprio volto agli uomini estranei al cerchio della famiglia. Nascere donna in India nel nuovo millennio è ancora un problema. La prima notte a Delhi ci siamo imbucati ad un tradizionale matrimonio. Tutti erano a festa, tranne la sposa, una ragazzina impaurita che probabilmente non aveva mai incontrato il marito. Si percepiva che dietro al velo rosso del sari stava piangendo. Infatti in India sono ancora molto frequenti i matrimoni combinati e nelle realtà più povere le ragazze si sposano molto giovani.

Chi nasce in una determinata casta non può uscirne ed è costretto da adulto a fare lo stesso lavoro del padre. La casta è un sistema di stratificazione gerarchica della società. Le caste influiscono anche sulla suddivisione del lavoro, diversificando quindi lo stato sociale di ogni cultura. Le caste sono molto relazionate alla religione, che si trasformò in uno strumento di controllo sociale, tuttora potente in India

Nel palazzo di Jodhpur, è possibile vedere una testimonianza dell’orribile usanza del sati (vedi foto sotto), una pratica che prevedeva, una volta morto il marito, che la vedova si bruciasse viva sulla sua pira funeraria. Il rito era percepito come un atto di devozione verso il marito e solo le donne virtuose erano in grado di compierlo. La donna deve essere sempre devota all’uomo. E l’uomo la possiede come se fosse un oggetto. Questo è ciò che ci ha raccontato una donna sfregiata dall’acido incontrata in una delle cooperative. Spesso l’uomo le sfregia per ripudiarle ed avere la dote. A volte per il solo gusto di rovinare la vita ad un essere che ritiene inferiore. Tanti sono gli episodi di stupri ai danni di bambine e giovani donne dove i carnefici restano imputi e spesso la società condanna le vittime obbligandole a sposare il proprio stupratore.

E’ importante parlare di questo problema perché è una realtà che l’India si trova ad affrontare. In questi ultimi anni forse si sta muovendo qualcosa per tutelare di più la donna e riconoscerle un ruolo al pari dell’uomo.

Puoi approfondire la questione della violenza sulle donne in India qui

Quel misto tra il giallo della curcuma e il rosso del peperoncino

L’India è colori. Dai sari alle spezie, ai mille modi di preparare il curry. Ma è colore anche nei meravigliosi interni dei palazzi di tutto il Rajasthan. Uno dei monumenti con cui identifichiamo l’India è il bellissimo mausoleo Taj Mahal, situato ad Agra. E’ di un bianco candido, ma se vi avvicinate e osservate attentamente i decori, noterete brillanti colori. Così come gli interni dei più ricchi forti e palazzi dei Maharaja. Penso che il popolo indiano abbia una sensibilità maggiore rispetto a noi occidentali contemporanei a circondarsi dal colore. Rosso, viola, blu, oro.. E’ un continuo arcobaleno in cui nero e bianco praticamente non esistono se non per far risaltare tutti gli altri colori.

Le spezie sono le regine dei colori nei mercati e a tavola. In India ho avuto modo di assaggiare il classico curry giallo, quello grigio, il curry masala rosso e il curry verde. Ma tutte le altre pietanze sono ricche di sfumature: dalle lenticchie decorticate dal colore arancio alle patate con curcuma dal giallo brillante.

E questa voglia di colori e sapori ho cercato di farla mia e di portarla nella mia quotidianità grazie a questo incredibile viaggi in India.


Il mio viaggio in India in 10 punti

  1. Camminare al buio nel tempio delle scimmie con babbuini urlanti che saltavano da una parte all’altra, ma non li vedevo in quanto sprovvista di torcia. Tutto molto Tomb Raider;
  2. Andare in 7 su un “calesse” a tutta velocità scansando mucche, macchine, latrine e persone;
  3. Essere sopravvissuta al tempio dei topi;
  4. Gustare un buonissimo pollo tikka malasa con vista tempio di Jaipur ;
  5. Trovarsi a tu per tu con una scimmia mentre stavo facendo pipì nella toilette del tempio;
  6. Ritrovarsi circondata da famiglie di indiani che hanno pagato un fotografo per farsi la foto ricordo con me davanti alla moschea;
  7. Tornare in Italia con la valigia piena di abiti indiani;
  8. Perdersi nel forte di Amber;
  9. L’ alba al Taj Mahal;
  10. Riconoscere per le strade le canzoni in voga di Bollywood

Sono passati davvero tanti anni dal mio viaggio in India, eppure ho ancora tante immagini e sensazioni vive dentro di me. Mi piacerebbe tornarci e visitare anche le altre zone. Il Rajasthan è molto diverso dal centro e dal sud dell’India. Ci sarebbe tanto da raccontare sull’India e sulle sue mille sfaccettature. Ho voluto condividere con voi alcuni tra gli aspetti che più mi avevano colpito.

Da ogni viaggio mi porto qualcosa: dall’India ho imparato ad apprezzare ciò che ho. Una delle scene più tristi a cui ho assistito è stata quella di un bimbo di tre anni in cerca di cibo in una montagnola di rifiuti. E’ stato il primo impatto che ho avuto con la povertà, quella vera. Viaggiando in pullman per tutto il tempo ho visto tante realtà povere, ma immensamente povere. Purtroppo spesso dimentichiamo quanto siamo stati fortunati. I colori, odori e sapori dell’India, invece, vengono a trovarmi nelle giornate più grigie ricordandomi che basta un pizzico di curry per rendere la giornata più briosa!

Grazie per aver viaggiato con me! Se volete viaggiare per l’India leggendo, qui vi consiglio qualche libro!

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Instancabile lettrice, nipponista da sempre, attualmente dottoranda! Viaggio, fotografo, studio le tombe decorate del Giappone antico. Amo l'inverno, il tè, l'Asia, i biscotti. Ho un cane salsiccia e un fortunadrago in miniatura. Leggo, sorrido, vivo! Quanti segnalibri darò alle mie letture?

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