Sognare Roma: viaggio nelle eternità di una città incerta. L’incanto spietato, i problemi irrisolti, la restaurazione della sua grandezza.
Mendicante, pigra, ma anche donna dal passo austero e aristocratico, pronta a farsi sempre bella per dimostrare a tutti la realtà intramontabile della sua avvenenza. Oppure meretrice, sudicia dei suoi peccati, che si sveglia di notte per azzannare le inquietanti possibilità date dalla protezione del buio, quando anche le anime più pure possono diventare nere e mischiarsi con la trasgressione. Sognare “Roma” è espressione di un viaggio nelle eternità di una città incerta.
Gli spazi sono enormi. Nel percorrere le sue strade ascolti l’avvicendarsi delle epoche e il passo antico di uomini e donne che ne hanno costruito ogni singola pietra. Roma non è una città che si attraversa come tutte le altre, Roma attraversa te mentre cerchi di prenderne le misure per sentirti, di fronte al suo sguardo, meno piccolo e insicuro. Perché è quasi impossibile non essere governati dai suoi suoni e odori, anche quando questi assumono i contorni negativi dei rifiuti accumulati negli angoli dei suoi quartieri.

Questo chiede Roma. Questo grida Roma con la forza sovrumana testimoniata dalla sua storia. Il diritto ad essere condotta all’interno dei suoi problemi con mano ferma, decisa, determinata. In questo, metafora stessa dell’Italia. Se c’è un particolare che mi ha sempre commosso le innumerevoli volte in cui ho avuto la fortuna di visitarla, quello è la sua luce. Non ho trovato, in altri posti, una bagliore così ricco e denso di significato. Un luce che storicizza ciò che incontra nel suo cammino, che lo fa diventare parte di un racconto.
Roma fa brillare le nostre esistenze consegnandole alle premure del suo abbraccio materno e matrigno. E’ solo allora che ti rendi conto di essere parte di un progetto più grande che ha vissuto prima di te e continuerà ad esistere anche dopo, quando non ci sarai più. Paradossalmente, in una società che coltiva l’hic et nunc in maniera esasperata, Roma rinnova se stessa grazie alle eternità che è riuscita ad esprimere nel corso dei secoli. Una sensazione, una certezza dello spirito che avverti entrare dentro di te se solo hai la voglia di starla a sentire.

La dimensione dell’ascolto. Ecco di cosa vive Roma. Le sue ferite vanno curate con delicatezza rispettando le testimonianze della sua civiltà, ma vanno anche lenite grazie alla capacità di ascoltarle con chiarezza per capire davvero i problemi reali che la stanno consumando poco a poco, logorandola e imbruttendola immeritatamente. Le voci di Roma sono tante, ognuna con un suo timbro particolare a cui riesce difficile rispondere. Non vanno taciute bensì rasserenate da uno sforzo politico, sociale, economico fatto di impegno quotidiano, di risultati tangibili.
Roma pretende grandezza ed è sempre esistita per dimostrarla agli occhi del mondo. Se c’è un termine che descrive bene la situazione in cui si trova quello è exemplum, sostantivo che in latino ha una doppia anima: non indica solo un modello da seguire e tenere a mente; descrive anche una pena, un supplizio, una punizione che valga da monito affinché un dato errore non venga più commesso. A quale delle due definizioni ora appartenga, sta a voi capirlo. Per quanto mi riguarda, purtroppo, penso che la risposta sia evidente.
N.B.: le foto di quest’articolo sono state scattate prima della diffusione dell’epidemia di Covid-19.
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