I libri e gli incipit. Scoprire l’inizio dei testi. Riflessioni e pensieri sul mio personale approccio alla lettura.
Quando prendo un libro tra le mani per la prima volta, oltre a lasciarmi trasportare dalla consistenza del suo “corpo” (la copertina) passandoci piano le dita o sentendo col naso il suo odore, cerco subito la prime pagine. Questo perché i libri e gli incipit vivono in una simbiosi particolare e scoprire l’inizio dei testi è come incrociare lo sguardo di qualcuno che si conosce da poco e con cui si vuole continuare a discutere.
Si tratta di una danza intellettuale lenta e profonda. Fatta di mistero ed iniziali moti di fiducia, grazie ai quali vorrei subito affidarmi al testo sapendo che non so tutto di esso per capirlo, per poter avvertire il tono della sua “voce” con le parole dell’incipit. Leggere un libro è infatti un’esperienza mentale e fisica.
I libri si corteggiano. Alcuni ti seducono di colpo e capisci che saranno tuoi al di là di tutto; altri hanno bisogno della clemenza del tempo e magari non riesci a capirli immediatamente perché c’è qualcosa che non ti convince per cui, per il momento, lo lasci sullo scaffale della libreria in attesa che ritorni ad affascinarti.
Per me gli incipit hanno il potere di proiettarmi in medias res nell’universo dell’autore e della sua storia. Come l’inizio di un concerto sinfonico, so quale può essere la nota (la parola) che può trasportarmi in quel mondo fino a lasciarmene assaporare ogni particolare per poter proseguire la sua conoscenza.
Nella mia vita ho incontrato tanti incipit in grado di ammaliarmi. Taglienti come quello de I ventitrè giorni della città di Alba e de La malora di Beppe Fenoglio; fisici e sensuali come l’inizio di Pastorale americana di Philip Roth, onirici e misteriosi come quello di Siddartha di Hermann Hesse; pieno di terra e polvere come l’avvio de La luna e i falò di Cesare Pavese.
È così che i libri scavano la via dell’immaginazione nella mia mente fino ad colmarla dei loro pensieri. Una sorta di genesi continua, una creazione fatta di linguaggio che contribuisce ad inventare altre parole, fino alla consapevolezza che solo con esse la vita può rigenerarsi ogni volta, grazie alla lettura.
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