Recensioni, Saggistica
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“Enea, lo straniero” di Giulio Guidorizzi

Enea, lo straniero

Recensione del libro “Enea, lo straniero” di Giulio Guidorizzi. Il mito delle radici di Roma antica e la sua attualità nel mondo di oggi.

Un pellegrino come tanti

Enea, il figlio. Nato da Artemide e Anchise. Troiano, scampato fortunosamente alla distruzione della sua città fra mille pericoli, affrontando con coraggio ogni problema. Enea, l’uomo. Abitato da innumerevoli dubbi e poche certezze. Enea, lo straniero. Viaggiatore inquieto, arso da passioni furenti, creatore del mito delle radici di Roma antica e profeta della sua attualità nel mondo di oggi.

Tutto questo è il suo mito. Sì, perché la storia di Enea non fa che parlare a noi. Stranieri fra gli stranieri; stranieri che non sanno accogliere altri stranieri. Nella sua ricerca del proprio destino, il fondatore della stirpe romana combatte non solo contro chi tenta di impedire il suo viaggio, ma sfida soprattutto se stesso, riconoscendo i suoi limiti e tentando faticosamente di migliorarli.

Dall’ibridazione delle stirpi, dalla commistione delle loro storie, nasce infatti la civiltà. Da Enea nacque Roma, che fece del suo impero il centro del Mediterraneo, del mondo allora conosciuto fondato sulla forza e sull’incontro di genti che fra loro non avevano nulla a che fare, diversissime per usi e costumi ma tutte accomunate dal rispetto del mos maiorum.

Ripartire dalle radici

Per tutto questo, “Enea, lo straniero”, grazie uno stile che unisce la competenza saggistica all’estro narrativo, è un libro che pone al centro la vicenda di un profugo costretto a ricominciare tutto daccapo tenendo ben strette le poche certezze della sua vita: Anchise, il pater, simbolo della nascita della sua stirpe; Ascanio, il figlio, l’emblema del futuro che dovrà nascere; i Penati, gli dei che proteggevano la sua casa troiana e che ora dovranno vigilare sulla nuova che verrà costruita.

In mezzo, l’amore. Un sentimento vissuto da Enea con scostante partecipazione, intriso di carica erotica, motivo di disperazione e annientamento. L’amata Creusa, primo affetto dell’eroe; l’irrefrenabile e dolcissima Didone, che non gli perdonerà l’abbandono; l’indigena Lavinia, la donna che suggellerà la fragile alleanza fra Latini e Troiani dando avvio a qualcosa di nuovo.

E poi la poesia, quella virgiliana. Versi che rivivono nel libro e ne accompagnano la lettura come se fossero un commento continuo e sottinteso di tutta la vicenda. Ma il confronto oltre a non poter essere che con Virgilio, deve molto anche ad Ovidio, basti pensare alla lettera VII delle Eroidi, in cui Didone si rivolge ad Enea con struggente sofferenza.

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Ciò che rende ancora vivo il mito di Enea è il suo riverberarsi nelle nostre vite. Siamo come lui, per certi versi. Non abbiamo requie fino a quando non troviamo il senso della nostra vita e, per raggiungerlo, erriamo continuamente fino a quando qualcosa ci ferma per sempre in un luogo. È lì che dobbiamo vivere la nostra pace e cercare di darla ai nostri figli, costruendo il loro futuro, tenendo bene a mente la lezione dei padri.

  • Editore: Einaudi
  • Collana: Einaudi Tascabili. Saggi
  • Anno edizione: 2020
  • Formato: Tascabile
  • In commercio dal: 25 agosto 2020
  • Pagine: 192 pp., Brossura
  • Prezzo: 14 euro

Parola-Segnalibro: #padri.

Un ascolto/un’opera d’arte: Thomas Newman – Come Back To Us (2019, “1917” OST); Gian Lorenzo Bernini – Enea, Ascanio e Anchise (1618-1619).

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