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Rimbaud – La poesia nel male assoluto

Rimbaud - La poesia nel male assoluto

Articolo su Rimbaud – La poesia nel male assoluto alla ricerca della possibilità del bene.

Un poeta può esprimere il male seppur con parole bellissime? Spesse volte me lo sono chiesto. Sembra quasi paradossale che la poesia riesca ad esprimere quanto di più doloroso e turpe sentano gli esseri umani, eppure è così. La poesia è prima di tutto un’estensione della nostra coscienza, la dimostrazione di ciò essa sente nel profondo e in questo spazio misterioso, incognito, oscuro, c’è anche ciò che tentiamo di lasciare nascosto. Un esempio è Arthur Rimbaud, la cui poesia si immerge nel male assoluto alla ricerca della possibilità del bene.

La vita tormentata di questo poeta delle fragilità dell’anima cerca un continuo equilibrio fra la voglia di sentire la vita nella sua pienezza e quella di combatterla in ogni istante sentendo vibrare in se stessi la necessità di contrastarla, di dissentire dai suoi ipocriti richiami alla felicità. Rimbaud è maledetto dall’esistenza, non riesce ad inserirsi al suo interno se non restandone ai margini per osservarne i limiti e le incongruenze. Per questo Rimbaud immagina altri mondi e trova in essi uno stimolo per viverne una probabile quiete.

In Sensazione tutto questo è evidente, straziante. Sembra che l’anima di Rimbaud si estranei da se stessa per stare distaccata dai suoi problemi. “Non parlerò, non penserò a nulla/ma l’amore infinito mi salirà nell’anima”. Al confine dei suoi dolori esistenziali, in un luogo che è e non è allo stesso tempo, lì Rimbaud trova pace e conforto, lì può essere finalmente se stesso e iniziare a staccarsi anche dalla parola che gli permette di incidere su carta la sua sofferenza.

“Non parlerò”. Sopprimere il linguaggio per ritornare al silenzio in un ascolto di se stessi quasi religioso, nell’attesa che il rumore della disperazione si plachi per lasciare spazio a un amore infinito di cui si brama consapevoli di non poterlo raggiungere mai. Rimbaud traccia una via alla contemplazione senza rimanerne avvinto, sebbene la tentazione sia dietro l’angolo. Il male a cui non si riesce a dire di no.

Seduttivo, appagante, denso di un piacere che crea dipendenza ma che non può essere il rimedio definitivo ai propri problemi. Solo la poesia può arrivare al cuore di una simile condizione, solo la parola che esprime riesce ad evadere, seppur brevemente, dalle trame contorte dell’abominio. Ogni verso di Rimbaud muore risorgendo dalle sue ceneri. Dimostrando quanto la letteratura coltivi in se stessa un potere taumaturgico, lenitivo, da far proprio con determinazione in ogni momento della propria vita.

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