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Giorgio Amitrano: ai confini della realtà

giorgio amitrano

Nel quarto incontro di “Scrittori allo specchio”, il professore Giorgio Amitrano ha svelato alcuni segreti di “Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki portandoci nel suo mondo ai confini della realtà

Per un mese intero ho tartassato mia madre su questo incontro di “Scrittori allo specchio“. “Viene Giorgio-sama! Ti rendi conto? Amitrano qui, a Matera! E lo presenterò io!”. A molti questo sembrerà assurdo, esagerato, senza senso. Ma Giorgio Amitrano non è un semplice traduttore o un qualunque docente di lingua e letteratura giapponese. E’ IL Traduttore e IL Professore. Tanto che noi studenti di giapponese lo abbiamo spesso chiamato Amitrano-kamisama, ovvero “divinità”. Quindi, il quarto incontro di “Scrittori allo specchio”, è stato per me la realizzazione di un sogno.

Giorgio Amitrano è colui che ha portato qui da noi, sfidando spesso le case editrici poco convinte, Banana Yoshimoto e Murakami Haruki. Quest’ultimo inizialmente non ha avuto un gran successo. La prima edizione di “Tokyo Blues” (ovvero “Norwegian Wood”) è andata talmente male che gran parte delle copie furono date al macero. Oggi sarebbe eresia, visto che è il libro giapponese più tradotto al mondo, ma le cose andarono proprio così. Ben presto però la febbre da Murakami contagiò anche i nostri lettori diventando lo scrittore giapponese più amato, più atteso e più comprato. Tra i suoi romanzi più famosi c’è sicuramente “Kafka sulla spiaggia”, uscito in Giappone nel 2002 con il titolo 海辺のカフカ Umibe no Kafuka e arrivato in Italia con Einaudi nel 2008.

Kafka sulla spiaggia

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia e amplifica quella di Edipo.
Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino.


In molti amano definire lo stile di Murakami Haruki come “realismo-magico”. Il professore Amitrano ci tiene subito a precisare che non lo trova adatto in quanto è un termine coniato per la letteratura sud americana, mentre la narrativa di Murakami ha delle differenze. Infatti, le sue storie si svolgono all’interno di realtà già alterate dall’inizio, non subentra un elemento magico. Questo lo si può notare nelle descrizioni iperrealistiche degli elementi naturali spesso alterati, proprio a sottolineare che l’alterazione è lì, vive nella quotidianità dei personaggi e della trama (come le due lune in “1Q84). Non si sa di preciso come sia nato questo suo stile così caratteristico, è semplicemente la sua ispirazione. Secondo Amitrano potrebbe rappresentare un modo personale di esprimere un senso di angoscia spesso presente in Giappone a causa del boom tecnologico che ha portato ad un allontanamento dalla natura e dai rapporti sociali.

“Kafka sulla spiaggia” racchiude tutta la complessità e la varietà della scrittura di Murakami Haruki.

GIORGIO AMITRANO

Tante le citazioni presenti in “Kafka sulla spiaggia”. Oltre alla nota passione di Murakami per la musica di cui inserisce spesso brani per creare l’effetto atmosfera, diverse sono le citazioni di letteratura giapponese classica. Giorgio Amitrano spiega come molti detrattori giapponesi abbiano sempre considerato Murakami come un autore che va contro certi valori giapponesi. Invece in questo libro esce tutta la sua giapponesità con riferimenti al “Genji Monogatari” (Murasaki Shikibu), ai “Racconti di pioggia e luna” (Ueda Akinari) e a “Il minatore” e “Il papavero” di Natsume Soseki. Sono presenti anche diverse citazioni cinematografiche. Alcuni le potrebbero trovare casuali, ma Amitrano sottolinea come ” I 400 colpi” di Truffaut e “Tutti insieme appassionatamente” servono per chiarire alcune problematiche legate all’infanzia del protagonista Kafka. Un mosaico così composto di tante tessere diverse che coincidono tutte perfettamente.

Giorgio Amitrano ci confida che la scrittura di Murakami non è particolarmente originale, è abbastanza piana. La sua caratteristica nasce dalle atmosfere che riesce a creare. Come è stato possibile renderle in italiano? “Quando io traduco non sono animato da pensieri particolarmente complessi su cosa debba essere la traduzione. Sento la necessità di trasmettere al lettore italiano ciò che io provo come lettore. Il traduttore è per prima cosa un lettore. Tento di trasmettere quelle atmosfere come le percepisco io. Ho un forte senso di responsabilità sia nei confronti dello scrittore che del lettore.”

Questo incontro con Giorgio Amitrano è stata un’occasione unica per tutti noi amanti della letteratura giapponese. Probabilmente non incontreremo mai Murakami dal vivo, e sarebbe alquanto difficile per la gran parte di noi porgergli domande in lingua. Eppure, incontrare il professore Amitrano è stato come dialogare con Murakami (forse anche meglio), perché ci ha dato una chiave di lettura unica per mettere insieme i tanti pezzi complessi e affascinanti che rendono le opere dello scrittore giapponese uniche nel loro genere. Sono rimasta davvero contenta nel vedere tanto affetto ed emozione da parte del pubblico. Le parole di Murakami sono arrivate al nostro cuore grazie al suo traduttore, Giorgio Amitrano. Grazie professore!

Si legge Kafka sulla spiaggia come il suo autore deve averlo scritto: con la sensazione di entrare a occhi aperti in un sogno visionario e risonante di profezie, dove le scoperte e le rivelazioni si susseguono, ma il cuore più profondo resta segreto e inattingibile.

GIORGIO AMITRANO

Giorgio Amitrano, nato a Jesi, è uno dei massimi nipponisti italiani ed è stato direttore dell’Istituto di Cultura italiana a Tokyo. Insegna Lingua e Letteratura giapponese all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Traduttore, tra gli altri, di grandi scrittori come Banana Yoshimoto e Murakami Haruki. Per la sua attività di traduttore ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 1996 il Premio Elsa Morante-Isola di Arturo per la traduzione letteraria, nel 1998 il 1° Premio Alcantara per la traduzione dal giapponese, nel 2001 il Premio Noma Award per la traduzione e nel 2008 il Premio Grinzane-Cavour per la Traduzione letteraria dal giapponese. Ha pubblicato il volume The New Japanese Novel: Popular Culture and Literary Tradition in the Work of Murakami Haruki and Yoshimoto Banana (a cura della Italian School of Est Asian Studies, 1996), Il mondo di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 1999; edizione ampliata 2007) e Iro iro. Il Giappone tra pop e sublime (De Agostini, 2018).

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