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Guerra alle idee – L’Occidente in crisi

La guerra fra Ucraina e Russia ha ragioni storiche profonde. L’Occidente sembra invece aver smarrito le sue radici. Quali sono le motivazioni?

Un’alba infinita. Il buio squarciato dai lampi dei primi missili in direzione delle installazioni militari. L’urlo metallico dei blindati russi che penetrano nelle regioni di Luhansk, Chernihiv e Kharkiv. Intorno, la paura di chi sa che la sua casa non gli apparterrà più perché la guerra è lì a due passi e sta per bussare alla sua porta. Ho immaginato così l’inizio degli scontri in Ucraina. Feroci, imprevedibili, destabilizzanti. Come le caratteristiche della guerra alle idee che l’Occidente sta facendo a se stesso.

La notizia, in quel mesto mattino di fine febbraio, mi è arrivata all’improvviso. I primi sintomi di un possibile attacco erano avvertibili nelle settimane precedenti. Si capiva che qualcosa potesse accadere. Dall’atteggiamento di Putin, dal graduale spostamento dell’attenzione mediatica che in quei giorni operava una paradossale staffetta tra il Covid e la guerra. Parola che mi è difficile scrivere ancora oggi quando, a più di un mese dalla partenza dell’invasione, le vittime sono all’ordine del giorno e il timore di un allargamento degli scontri cova dietro l’angolo.

Le ragioni sono state sviscerate fin troppo. Gli analisti abbondano in tv. Dirette, opinioni, interviste, considerazioni sul medio e lungo termine. Sappiamo tutto, abbiamo dati, immagini, documenti che ci permettono di capire. Già, capire. Un verbo che ultimamente è stato sostituito da una più istintiva e rassicurante informazione virtuale, in cui il confine fra verità e menzogna è sempre più indistinguibile creando confusione nelle nostre menti già fin troppo deconcentrate dai ritmi della quotidianità.

Non scriverò delle motivazioni che stanno alla base di questa sporca guerra, non ragionerò né di tattiche miliari né dei problemi economici ed energetici che avremo nel futuro. Ci attendono tempi bui, non c’è motivo di nasconderlo. Il conflitto in corso non farà che peggiorare le cose se la classe dirigente occidentale non reagisce con competenza e velocità a quel che sta accadendo. Sottolineo questo termine: occidentale. Sì, perché mai come ora è l’Occidente ad attraversare una profonda crisi di identità e valori. E magari nemmeno se ne rende conto anestetizzato dalla pioggia di post che piovono in continuazione sulla sua testa perennemente distratta.

Cancel culture, schwa, vergogna per la propria storia senza sforzarsi un minimo di contestualizzarla per capirne le ragioni profonde. Va salvato solo il presente e il passato adattato ad esso in base ai nostri capricci. Con una guerra dietro casa e un virus che non smette di prolungare la sua presenza nel mondo, l’importante è abbattere qualche statua e tacciare di razzismo chiunque non sia in linea con un politically correct rispettoso più della forma che custode e critico della sostanza.

In questa superficialità di contenuti ed idee, l’Occidente è lì, messo in un angolo, solitario a farsi la guerra mentre tutti gli altri la attuano davvero sulla pelle innocente delle persone approfittando di ogni sintomo di debolezza politico-culturale che c’è dall’altra parte. Un tempo, in Europa e negli Stati Uniti, la dialettica era il metodo attraverso cui ci si confrontava cercando una sintesi, malgrado ogni differenza. Ora è solo un concetto ripreso nei corsi universitari di filosofia. Se è davvero nostra intenzione squarciare queste ombre che ci circondano, dobbiamo riprendere in mano ciò che la nostra storia ci ha dato, tenerlo stretto, criticarlo in modo costruttivo, non distruggerlo, per valorizzare quel che di buono ha saputo far fruttare.

Le guerre, oltre che sul campo, si combattono anche con le idee e le nostre sono più che mai fragili, maltrattate, derise da noi stessi. Probabilmente un nuovo ordine mondiale sta nascendo, i confini si sposteranno, le persone avranno un nuovo modo di percepirli. Viverli. Che ruolo avremo davanti a tutto questo? Con quali principi costruiremo la società che verrà se rinneghiamo il passato senza davvero conoscerlo? Finora non c’è risposta.

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