Racconto del mio viaggio in Islanda on the road tra cascate, ghiacci e fuoco. Alla scoperta dell’immensità di Madre Natura
Il viaggio in Islanda è uno di quei viaggi che consiglio a tutti di fare una volta nella vita. È un viaggio al 100% dedicato alla natura in quanto non ci sono né paesini che lasciano il segno né monumenti storici o artistici di nota. In questo viaggio di circa 2500km ho conosciuto davvero chi sia Madre Natura. È impressionante come il ghiaccio e il fuoco siano intrecciati nello stesso ambiente dando vita a un paesaggio surreale.
Lì dove il fuoco ha distrutto tutto, il ghiaccio avvolge e taglia la pelle. Il verde nutre, con i suoi fiori viola e gialli. E l’acqua sgorga ovunque dai versanti dei vulcani. La natura regna sovrana, in perfetta armonia. Il ciclo della vita fa il suo corso. Lava, cenere, acqua, verde. C’è vita dopo un’eruzione. C’è vita dai ruscelli che nascono dai ghiacciai. Se nel Vaggio nel Far West la natura mi sussurrava morte e desolazione, qui è stato il trionfo della vita.
In questo articolo troverete una prima parte dedicata al mio racconto di viaggio, alle mie sensazioni ed emozioni. Non è un diario, ma più pensieri sparsi per dare la mia immagine a questo meraviglioso viaggio. Mentre la seconda parte riguarda i consigli pratici per chi vorrebbe o sta per partire.
In questo viaggio in Islanda siamo partiti in 17 con Avventure nel Mondo, due 4×4, 10 giorni di viaggio e 2700km partendo da Reykjavik e percorrendo l’isola in lungo e largo. Borsa zaino, pochi vestiti, scarponi e tanta voglia di esplorazione!

“L’Islanda è una terra giovane. Geologicamente, le sue rocce più antiche risalgono solo a quattordici milioni di anni fa, a un’epoca della storia della Terra in cui i dinosauri erano ormai scomparsi da tempo e gli uomini dovevano ancora evolversi. L’Islanda sorge su un punto caldo della Dorsale medio-atlantica, dove le placche continentali eurasiatica e americana si stanno separando allontanandosi ripetitivamente verso est e verso ovest.
In questo modo, il cuore dell’Islanda si squarcia e il magma risale in superficie. Quando la superficie si spacca, per esempio con un terremoto, il magma erutta generando un vulcano, e quando l’acqua freatica penetra arrivando a contatto con il magma, bolle e ritorna in superficie come sorgente termale o, più violentemente, in forma di geyser (dalla guida Feltrinelli Rough Guides “Islanda”).
Contenuti
Racconto di viaggio
Balena a ore 3!
Realizzare uno dei sogni della vita, di quelli segnati nella lista di cose da fare assolutamente prima di lasciare questo mondo. Il terzo giorno di viaggio in Islanda ho messo un’enorme X su uno di questi. Vedere le balene nel loro ambiente ai confini con il polo. Non mi aspettavo che sarei riuscita a vederle così da vicino in un paesaggio uscito da una fiaba. In verità ero quasi sicura che non avrei visto nemmeno un gabbiano perché in diversi dicevano che era molto, ma molto difficile vedere una balena durante uno di questi tour.
Siamo entrati in un fiordo e siamo usciti nel mare proprio ai confini con il circolo polare artico. Sì sentiva l’odore di ghiaccio e la spuma delle onde del mare. È arrivata con la sua coda imponente a salutarci. Una megattera di circa 15m. Mi sono emozionata tanto che mi sono scese le lacrime. Ma non è andata via. È rimasta con noi un’ora. Vicinissima alla barca, è passata lateralmente tanto che abbiamo potuto ammirarla così da vicino da non sembrare vero. E poi è risalita a pancia all’aria sbattendo le due pinne. Ogni momento di questa esperienza è stata emozione pura.


Per vedere le balene ci siamo affidati al tour di “Whale Watching – Hauganes” che, oltre a una graziosa tutona rossa, ha allietato l’attraversata con una simpatica canzoncina del cantante locale Papar (attenzione, vi entrerà in loop nella testa). Degni di nota anche i biscotti fatti in casa alla cannella della moglie di uno dei whale watcher.
Tra gli Dei delle cascate
Non si può immaginare il paesaggio islandese senza una cascata. Penso di aver visto almeno un paio di cascate al giorno, anche solo dall’auto. E sono una diversa dall’altra, anche se 3 hanno davvero catturato il mio cuore. Si tratta di Godafoss, Dettifoss e Selfoss. Godafoss è stata denominata “la cascata degli Dei” perché quando l’Islanda è diventata cristiana, sono state gettate in questa cascata tutte le divinità pagane. Effettivamente sembra davvero il luogo degli Dei sia per la forma che assume il lato principale sia perché spesso compariva un bellissimo arcobaleno tra le cascate più piccole.

Le altre due cascate sono invece molto più imponenti. Si scagliano con tutta la loro forza e vigore alzando una coltre di pioggerellina surreale. Non sono molto vicina all’elemento acqua perché mi ha sempre intimorito. Vederla nel massimo della sua manifestazione mi ha ricordato quanto anche la più piccola gocciolina possa essere frutto di una forza immensa. Si è davanti a questa forza della natura, cercando di trattenersi dall’impulso di buttarsi giù e diventare un tutt’uno con quell’energia che ti avvolge.
Camminare su di una caldera fumante
Fuoco. Un elemento che come la terra mi appartiene. Stranamente su un luogo di devastazione, mi sono sentita a mio agio. Forse perché nel vulcano vedo la rinascita. Dopo un’esplosione in cui tutto brucia, la terra riesce comunque a dare vita a piante e fiori. La terra parla. Dalla terra esce calore vivo, fumi, bollore. Toccando la roccia lavica ho sentito tutta l’energia che emanava. L’ho sentita mia. Mi sono sentita come una roccia nata da un’esplosione violenta, ma viva, calda, in grado di dare vita.
Mi riferisco principalmente alla zona del vulcano Krafla dove è possibile camminare tra le varie bocche del vulcano da cui fuoriescono fumi solfurei e cose strane che ribollono. I colori erano indescrivibili. Ocra, rosso, marrone scuro, grigio, nero. Ad un certo punto stavo camminando sul cratere. Tutto nero nero. Mi volto e mi accorgo del bianco della neve. Poi ancora giallo. Rosso. Una tavolozza di colori.




Un’altra esperienza che è assolutamente da fare in un viaggio in Islanda è il bagno alle terme. Noi siamo stati a Jardbodin. Inizialmente ero terrorizzata di morire di freddo all’uscita dall’acqua bollente vista la differenza tra dentro (40-45 gradi) e fuori (sui 15 gradi). Devo dire che non solo non ho avuto problemi, ma ho trovato molto piacevole essere immersa per metà nell’acqua bollente e per metà accarezzata dal fresco dell’aria.
Dove sono tutti?
A differenza di tanti altri viaggi, in Islanda non ho avuto modo di confrontarmi con la gente del posto. Buona parte del nostro viaggio è stata in luoghi lontani dalle città (che poi di “città” vere e proprie ce ne sono pochissime su tutta l’isola). Specialmente nel Nord, ci sono dei mini paesini anche solo di una decina di abitazioni. Dove sono tutti? La gran parte degli islandesi vive nell’area della capitale anche perché durante l’inverno la parte Nord diventa difficile da vivere a causa delle nevicate. Una delle cose che ci ha sorpreso è stata trovare case totalmente isolate dal resto del mondo o due, tre abitazioni vicino a una chiesetta. Poi il nulla. Probabilmente per noi l’idea di vivere soli con la natura è affascinante, ma potrebbe essere troppo estremo alla lunga.


Quelle poche volte che siamo riusciti a parlare con i locali, abbiamo cercato di informarci sul loro stile di vita. C’è chi nel tempo libero essicca il pesce pescato (questo nell’area dei fiordi) o chi ha la possibilità di vivere vicino a un centro abitato più grande e può andare in palestra e uscire senza difficoltà negli spostamenti. Mi ha molto colpito la tranquillità degli islandesi. Per loro il tempo e i loro spazi sono sacri.
L’ho capito in uno dei musei di Reykjavik quando esattamente all’ora indicata di chiusura, l’addetto ha spento le luci e se ne è andato. Non ha aspettato nemmeno 5min. Il suo tempo doveva essere rispettato. Penso che sia un popolo che abbia dovuto imparare nei secoli a non avere il totale controllo della vita in quanto la natura può in qualsiasi momento decidere se devastare tutto o meno. Questo modo di vivere è molto più sano rispetto al nostro.


Mi sono accorta che nella nostra società viviamo cercando di controllare qualsiasi nostra azione del presente e futura. Ci sentiamo addosso pressione perché convinti che siamo al di sopra della legge della natura e ci meravigliamo quando essa si riprende il suo potere. In Islanda questo non può succedere. L’uomo deve vivere in perfetta armonia e simbiosi con il contesto naturale, ne va della sua stessa sopravvivenza. Gli Islandesi hanno un forte rispetto della natura anche perché più della metà crede nell’esistenza di elfi e troll che vivono proprio all’interno degli elementi naturali.
Le “persone nascoste”
L’Islanda è una terra dove il folklore è ancora vivo tra i suoi abitanti. Elfi, troll, giganti.. fanno parte di un’antica tradizione sia orale che scritta. Gli elfi sono generalmente conosciuti come “persone nascoste” in quanto non molti esseri umani li hanno visti. Vivono spesso dietro le rocce e per questo potreste trovare cartelli in alcuni punti in cui si invitano i turisti a non prendere le pietre per non privare queste creature delle loro case.
Gli elfi sono infatti estremamente protettivi nei confronti della loro casa e possono causare gravi danni a persone o cose che rappresentano per loro un pericolo. Per questo motivo, molti progetti di costruzione vengono cancellati o ripianificati se il piano iniziale prevede di demolire o anche solo rompere leggermente la casa di un elfo. Un luogo pieno di vibrazioni elfiche è il canyon di Asbyrgi. È conosciuta come la capitale degli elfi e si dice che sia stata creata dallo zoccolo del cavallo di Odino, Sleipnir, quando ha messo piede su Midgard da Asgard.

Le zone montane, soprattutto gli altipiani, sono l’habitat naturale dei troll. Il cibo di cui sono abituati a nutrirsi è la carne umana e sono molto popolari per la caccia ai viaggiatori smarriti, attirando con incantesimi, pozioni magiche o con la forza gli ignari umani che passano dalle loro caverne. Questo comportamento disumano dei troll ha dato origine al detto che i troll rapiscono i bambini che si comportano male e li mangiano. Un’altra curiosità sui troll è che possono viaggiare solo di notte. Alla luce del giorno, devono nascondersi perché se vengono toccati dalla luce del sole, si trasformano in pietre. In Islanda ci sono diversi luoghi con strutture e monoliti di pietra unici e quasi tutti hanno una leggenda che ha a che fare con i troll.
Soffro di “mal d’Islanda”
È da quando sono rientrata dal viaggio in Islanda che sento una piccola parte del mio cuore vivere una perenne nostalgia. Eppure sono stata solo 10 giorni e in una situazione in cui non si può di certo dire che io abbia vissuto l’Islanda in pieno. Mi manca il camminare su di una terra viva, in un ambiente in cui mi è stato possibile riconoscere davvero il mondo per quello sarebbe stato senza l’uomo. Ogni volta che viaggio lo faccio per cercare di arricchire me stessa attraverso le persone che incontro, le esperienze che faccio, lo scambio di cultura e tradizioni. In Islanda, come scritto nel paragrafo precedente, non ho avuto modo di avere un confronto con le persone.
Ma l’ho avuto con la natura. Il silenzio del mondo. Quell’assenza di rumore artificiale dove solo i suoni naturali vivono e vibrano. Come le ali di un uccello che si lancia in un volo in picchiata in un canyon. Il vento che sibila nel freddo dei fiordi. Il ribollio del vulcano. Il ghiaccio che respira. Questa è la manifestazione più pura dell’essenza della vita a cui io abbia mai assistito. Mi sono sentita in perfetto equilibro con l’Universo. Per questo soffro di “mal d’Islanda”: vorrei poter vivere di più quel contatto vero e puro con la natura che ha dato la vita a tutti noi.



L’Islanda che non ti aspetti
- pecore. pecore ovunque. Saranno vostre compagne di viaggio e si faranno spesso avvicinare (mi raccomando: con rispetto!);
- nei supermercati il reparto frigo è una vera e propria cella frigorifera: copritevi ancora di più perché si gela;
- nelle terme viene richiesta la doccia completamente nudi sia prima di entrare che quando si esce (nel mio caso gli spogliatoi erano divisi maschi-femmine);
- i supermercati non vendono alcolici: se ho capito bene è per allontanare il rischio di tentazione visto che nei mesi bui può aumentare la depressione;
- oltre alle pecore, l’Islanda è piena di cavalli selvatici. E il cavallo è anche uno dei piatti tipici..;
- non è vero che tutti accettano l’Euro! Si può pagare ovunque con le carte, ma non tutte le strutture accettano gli Euro in contanti;
- non esistono treni in Islanda! Il che ha ovviamente senso vista la conformazione del territorio, i terremoti e le eruzioni vulcaniche;
- se viaggerete in giugno, troverete distese e distese di bellissimi fiori viola;
- l’Islanda conta circa 300 specie di uccelli documentate. Rimarrete incantati di fronte alle enormi colonie di uccelli marini;
- anche se sarete nel nulla del nulla, non mancherà mai una tipica chiesetta con cimitero annesso.



Il mio viaggio in Islanda in 10 punti
- il giro sul gommone tra gli iceberg della laguna di Jokulsarlon;
- la “valle delle fate” dove abbiamo dormito nel canyon di Pakgil, vicino a Vik. Un luogo da ambientazione fantasy con casine in legno, una cascatella alle spalle e una grotta illuminata solo dalle fiammelle dei lumini dove mangiare. I più coraggiosi hanno anche fatto la doccia nella struttura vicino le casette sfidando vento e pioggia!
- il sole di mezzanotte: ci siamo trovati nel periodo dell’anno in cui il sole non tramonta mai. Se i primi giorni è stato difficile abituarsi, è diventato poi un amico fedele;
- aver guadato il fiume con la pioggia per vedere la cascata Hengifoss che non abbiamo visto a causa della nebbia;
- il vento terrificante;
- la sera in cui abbiamo dormito nella “villa” a Stafafell Cottage, una casa enorme tutta per noi, senza receptionist, o qualcuno a darci indicazioni. Solo noi, il cimitero di fronte, l’edificio di fianco con le finestre cadenti. Una serata tranquilla… fino a quando non è entrato il “vichingo”.. e un dubbio: ma sono venuti altri ospiti di notte?
- le pulcinella di mare che volavano dalla scogliera di basalto di Reynisfjara;
- la volpe artica;
- il paesaggio in continuo cambiamento da un tratto all’altro di strada;
- la prima edizione del “premio Cufaniello”.


La “mia Islanda” è stata soprattutto i miei compagni di viaggio. Senza Valter, Barbara, Danilo, Luciana, Noemi, Angela, Adriana, Giulia, Cristina, Elisa, Daniela, Andrea, Paolo, Flavio, Corrado e Mauro, questo viaggio sarebbe stato solo bei paesaggi e natura mozzafiato. Invece, le loro risate, racconti, sguardi, pensieri, abbracci, ha reso questo viaggio indimenticabile. Grazie, a tutti voi che avete condiviso con me dei momenti speciali. Siete la mia Islanda in tutto e per tutto.
Viaggio in Islanda: consigli pratici
Giugno in Islanda: è un buon periodo?
Assolutamente sì! Noi siamo stati dal 5 al 15 giugno e non abbiamo trovato freddo se non in alcune zone e per poche ore. Giugno è un buon mese perché le strade a Nord sono aperte, piove ma non troppo, e la natura è davvero rigogliosa. Vi ritroverete davanti a campi così colorati di fiori lillà che non vi sembrerà nemmeno di stare vicinissimi al circolo polare artico! Inoltre il sole di mezzanotte consente di guidare e passeggiare fino a tardi sfruttando al massimo la giornata.
I must dell’Islanda
Premetto che il viaggio era per buona parte organizzato quindi non ho la conoscenza totale del Paese per poter affermare che questi sono gli unici must. Ma sicuramente consiglio il whale watching, il bagno alle terme, il giro tra gli iceberg. Essendo l’Islanda tutta natura, ogni scorcio meriterebbe tempo e passeggiate. Probabilmente l’area del Krafla è stata la mia preferita proprio perché lontana da qualsiasi altro paesaggio io abbia mai visto. Penso che limitare il viaggio al solo Circolo d’Oro sia riduttivo. Ha sicuramente alcune tra le attrazioni più famose e “islandesi” come due cascate famose (come Gullfoss e Seljalandsfoss), i geyser, il Pingvellir. Ma il Nord dell’Islanda è l’Islanda, con il freddo, le strade sterrate, i paesaggi sconfinati.. secondo me tralasciare il Nord da un viaggio in Islanda sarebbe un grosso errore. Purtroppo a causa del maltempo non abbiamo potuto ammirare i fiordi orientali che ho letto essere davvero belli.
Cosa portare in valigia per un viaggio in Islanda in giugno
Ogni blog, video su Youtube, pagina dedicata all’Islanda vi dirà che in valigia andranno abiti idrorepellenti e che dovrete vestirvi a strati. Vero. Verissimo. Nella vostra valigia non devono assolutamente mancare:
- pantaloni impermeabili. Il tempo in Islanda cambia in 5min. E se siete nel bel mezzo di un trekking senza un pantalone impermeabile potreste avere problemi;
- giacca a vento e idrorepellente + Kway. Quando piove, piove seriamente e tira vento. La giacca non vi risparmierà dalla doccia, ma almeno salverete i vestiti sotto;
- scarponcini da trekking. No scarpe, ma scarponcini. I trekking in Islanda non sono sempre su sentieri battuti. Ci sono rocce, massi, fango, acqua. Vanno usate scarpe adatte. Ovviamente anche queste impermeabili (nel caso potete spruzzare lo spray impermeabile come se non ci fosse un domani);
- una fascia di lana per coprire le orecchie. Rispetto al cappello, la fascia copre totalmente l’orecchio evitando che il vento possa darvi fastidio;
- maglia termica sì, maglia termica no. Le ho odiate. Sarà che non sopporto i tessuti sintetici, ma me le sentivo puzzare addosso dopo un’ora. Mentre mi sono trovata meglio con una normalissima maglia a maniche lunghe di cotone;
- pile di due spessori diversi
Attenzione alle strade!
Molte, moltissime strade in Islanda non sono asfaltate. Sono piene di massi, brulle, strette e con lo strapiombo proprio di fianco a voi. Guidare in Islanda non è uno scherzo e bisogna sempre stare attenti.
Dove dormire
Gli ostelli non sono il male, anzi. Se volete risparmiare, dovrete per forza optare per gli ostelli o per delle situazioni diverse dagli hotel, come i bungalow. Le camere sono piccole, a volte si faceva fatica ad aprire la valigia tutti in contemporanea. Spesso c’era un solo bagno (o due) anche per 40 persone. Non tutte le cucine sono attrezzate per fare cenoni con tanti commensali. Detto questo, vivere così l’Islanda è stato per me il massimo. Tutti i luoghi dove abbiamo soggiornato sono stati parte della buona riuscita del viaggio. Penso che anche in tenda deve essere una bella esperienza.
Alcuni dei posti dove abbiamo dormito e che vi consiglio:
- The Castle, Búðardalur;
- Vogar Travel Service, Myvatn;
- Þakgils, Vik
E per mangiare?
Imparate una parola: Bonus. Visualizzate un’immagine: un maialino rosa strabico con un salvadanaio. Ecco. Questa sarà la vostra salvezza in Islanda per il cibo. “Bonus” è una catena di supermercati con i prezzi abbastanza vicini ai nostri. In alcune zone dell’Islanda non ci sono né supermercati né veri e propri ristoranti. È importante pianificare prima quando fare la spesa. Tuttavia, devo dire che mi aspettavo prezzi molto più alti (c’è un po’ di terrore psicologico su quanto sia cara l’Islanda). Le due volte che abbiamo mangiato al ristorante (pesce) ho speso sui 25 euro. Dei buoni panini super imbottiti nei bar vanno sui 7 euro. Gli alcolici costano molto. L’acqua non ha senso comprarla perché l’Islanda è acqua pura.
Cari miei amici lettori, questo è stato il mio viaggio in Islanda. Ci sarebbe ancora tanto da raccontare, da condividere, ma vi assicuro che è stato complesso dare una forma scritta alle mie emozioni. Se avete domande o avete bisogno di consigli per il viaggio, non esitate a scrivere nei commenti! E voi siete mai stati in viaggio in Islanda?
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Che voglia di partire!
Viaggiare è vita!! Poi questo viaggio lo è stato in modo particolare. Non vedo l’ora di partire per il prossimo viaggio 🙂
Ho fatto questo viaggio in Islanda con Claudia ed altri 15 “estranei”.
Terra sorprendente, ogni giorno un paesaggio completamente diverso da quello visto il giorno precedente, uno spettacolo per occhi e anima, vi garantisco, non ci si annoia.
Ringrazio gli Amici (che non nomino uno ad uno, ma che abbraccio) che hanno viaggiato con me e reso questo viaggio un’esperienza che porterò nel cuore a lungo.
Si viaggia per visitare luoghi, ma se il viaggio è arricchito da emozioni, non è più un viaggio, ma un esperienza da condividere.