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E se il Bushido fosse tutta un’invenzione? Svelando la realtà dietro il codice dei samurai

Bushido

Rilettura del Bushido: la verità dietro il legame samurai – Buddhismo Zen

Una delle immagini più stereotipate del Giappone è sicuramente quella del samurai pronto a sacrificarsi per la patria in un equilibrio mentale e interno dato dalla sua profonda conoscenza dello Zen. E se vi dicessi che questa immagine è stata creata appositamente dai giapponesi per avere un qualcosa di tradizione locale a cui aggrapparsi durante l’incontro – scontro con le potenze Europee? I concetti e i valori del Bushido 武士道, in realtà, sono stati messi a punto nel XIX secolo. La relazione tra lo Zen e la figura del samurai non è né così stretta, né così antica come si crede comunemente. Infatti, le connessioni accettate tra i tre sono in gran parte prodotti della fine del XIX e all’inizio del XX secolo, quando i pensatori giapponesi cercarono risposte e legittimità nell’antica e nobile tradizione in un’epoca di rapidi cambiamenti.

Ma da dove nasce, quindi, questa immagine stereotipata così diffusa nel nostro “Occidente”?

Dobbiamo fare un passo indietro, forse due. Nel 1868 il Giappone fu costretto ad aprirsi alle forze occidentali dopo ben tre secoli di chiusura con l’esterno. Le grandi potenze europee pretendevano dal Giappone una “modernizzazione” nei vari aspetti sociali, burocratici e culturali. Il Giappone comprese che l’unico modo per mantenere una sua identità tradizionale fosse quello di accettare il fatto che potessero realmente esistere due entità binare note come l’Occidente e l’Oriente: accetta, perciò, l’auto-orientalismo e l’esistenza di un “altro” (la potenza euro-americana). Da questa accettazione, iniziarono a crearsi in Giappone una serie di aspetti culturali che vennero identificati solo in quel momento come “tradizionali”.

Si cercò di definire gli aspetti caratterizzanti del Giappone, ma di farlo anche in termini particolaristici, per costruire l’idea di un’autenticità o di un’essenza giapponese, non solo unica in generale come altri Paesi al mondo, ma unica in termini contrastivi con un presunto “universalismo occidentale”. Lo scopo era quello di trasferire l’ anima dal polo dell’ “Occidente-modernità” a quello del “Giappone- tradizione”.

Per comprendere meglio i concetti di “alterità” “Occidente – Oriente e auto-orientalismo” vi suggerisco la lettura di Toshio Miyake “Giappone mostruoso? Occidentalismo, orientalismo e auto-orientalismo” da cui sono tratte alcune informazioni descritte in questo paragrafo

Bushido

Quindi il Bushido e il suo legame con lo Zen sono fuffa? Non del tutto.

I legami antichi e il Periodo Tokugawa

Durante il Periodo Kamakura-Muromachi (periodo in cui sono nati i samurai ed è entrato lo Zen), alcuni guerrieri samurai seguivano il Buddhismo Zen, ma erano principalmente i guerrieri di alto grado. La maggior parte dei samurai, infatti, trovava gli insegnamenti Zen complessi e seguivano altre scuole Buddhiste. Spesso serviva un interprete per comprendere i difficili insegnamenti.

L’ideale dello spadaccino zen è incarnato dallo scrittore Yoshikawa Eiji (1892-1962) che ha scritto dei romanzi influenti, e in gran parte fittizi, sul ritratto di Miyamoto Musashi (1584?-1645), pubblicati tra il 1935 e il 1939. Relativamente poco si sa del Musashi storico, e Yoshikawa ha arricchito la sua narrazione aggiungendo molti dettagli e aneddoti. Uno di questi riguardava il fatto che Musashi studiasse sotto il maestro Rinzai Zen Takuan Sōhō (1573-1645), anche se non ci sono prove storiche che i due uomini si siano mai incontrati.

Probabilmente è nato un interesse per l’arte della spada da parte di alcune figure legate Zen durante l’inizio del diciassettesimo secolo, quindi durante il Periodo Tokugawa. Tuttavia, questo non significa che ci fosse un numero significativo di praticanti Zen – spadaccini, né significa che una maggioranza delle innumerevoli scuole di spada avessero delle connessioni Zen. Infatti spesso alcune scuole erano Confuciane.

Ad esempio, Suzuki Shōsan (1579-1655), un samurai che ha vissuto diverse battaglie prima di diventare monaco e che è stato spesso associato all’immagine del “guerriero zen”. Tuttavia, durante la sua vita, Suzuki integrò elementi di diverse tradizioni religiose nei suoi insegnamenti, come il Taoismo, il Confucianesimo, il Buddismo della Terra Pura e lo Shinto. Il suo atteggiamento nei confronti della morte non sempre rifletteva il distacco stoico attribuito allo Zen dei samurai. In alcuni scritti, Suzuki parlava di eliminare il sé e trarre energia dalla morte, ma in altri manifestava paure personali e si opponeva all’uccisione. Anche Hakuin Ekaku, un maestro zen, ha avuto un’immagine complessa riguardo ai samurai. Mentre discuteva dei modi in cui la pratica zen poteva essere utile a tutte le classi, Hakuin descrisse i samurai come “inutili” e criticò la loro decaduta devozione all’ideale del passato.

Una fonte importante per comprendere il concetto del bushido nel Giappone moderno è la raccolta di documenti dell’epoca Tokugawa intitolata “La biblioteca del bushido” (Bushidō sōsho) curata dal professore di filosofia dell’Università Imperiale di Tokyo, Inoue Tetsujirō (1856-1944), nel 1905. Questa raccolta ha stabilito il nucleo del canone del bushido almeno fino al 1945 e continua ad avere un’influenza significativa sugli studiosi contemporanei. Quando Inoue selezionò i testi per questa raccolta, i promotori dello Zen stavano appena iniziando a discutere del bushido. I testi scelti da Inoue presentano interpretazioni diverse sui doveri e gli obblighi dei samurai, ma condividono l’atteggiamento predominante dell’epoca Tokugawa che rifiutava il buddismo. Questa selezione di testi rifletteva il sentimento prevalente tra i samurai durante quel periodo. La “Biblioteca del Bushido” include scritti di importanti filosofi e studiosi dell’epoca come Kumazawa Banzan (1619-1691), Yamaga Sokō (1622-1685), Yamazaki Ansai (1619-1682), Muro Kyūsō (1658-1734) e Kaibara Ekiken (1630-1714). Questi autori sono spesso citati dai teorici moderni del bushido per la loro comprensione dei valori e dei principi dei samurai.

Periodo Meiji

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Durante il Periodo Meiji in Giappone, si verificarono importanti cambiamenti sociali, politici e culturali. Negli anni 1890, si sviluppò una discussione tra il Buddhismo e il Bushido come parte della risposta alle sfide nazionalistiche che accompagnavano la modernizzazione del Giappone. Con il declino della classe samurai, emersero argomenti che riguardavano cambiamenti intangibili come la perdita di spirito o la degenerazione generale del samurai. Questi temi nostalgici riflettevano un’idealizzazione del passato e un’immagine romanzata del Bushido che potrebbe non essere mai esistita nella sua forma pura. La discussione sul Buddhismo e il Bushido rifletteva le preoccupazioni e le sfide che la società giapponese affrontava in quel periodo. Molti intellettuali e studiosi cercarono di esplorare i valori del Bushido e la sua relazione con altre tradizioni religiose, come il Buddhismo, al fine di trovare un equilibrio tra le nuove influenze occidentali e le tradizioni giapponesi. Tra questi ricordiamo Ozaki Yukio, Inazo Nitobe e Suzuki Daisetsu.

Ozaki Yukio

Ozaki Yukio (1858-1954) è stato una figura influente nella storia del Giappone moderno ed è noto per il suo contributo nel promuovere l’idea del Bushido. Nato in una famiglia samurai, Ozaki Yukio era un politico, scrittore e intellettuale giapponese. Durante la sua vita, ha svolto un ruolo significativo nella modernizzazione del Giappone ed è stato un fervente sostenitore delle tradizioni e dei valori dei samurai. Ozaki era convinto che il Giappone avesse bisogno di riscoprire e preservare gli ideali del Bushido per affrontare le sfide della modernizzazione. Credeva che il Bushido potesse essere un’etica guida che avrebbe aiutato il Paese a mantenere la sua identità culturale, anche in un’epoca di cambiamenti rapidi. Come politico, Ozaki ha cercato di introdurre il Bushido come una base morale per la politica giapponese. Ha promosso l’idea che i leader politici dovessero seguire i principi del Bushido, come l’onore, la lealtà, la giustizia e la rettitudine. Ha incoraggiato il rispetto delle tradizioni e dei valori antichi, non solo nella politica, ma anche nella società in generale.

Inazo Nitobe

Inazo Nitobe (1862-1933) è stato uno studioso e diplomatico giapponese noto per il suo contributo nella promozione e comprensione internazionale del Bushido. Nitobe nacque in una famiglia samurai e crebbe con una profonda comprensione della cultura e dei valori dei samurai. Durante la sua formazione, si interessò alla filosofia, alla storia e all’etica giapponese, focalizzandosi in particolare sullo studio del Bushido. La sua opera più famosa è “Bushido: The Soul of Japan” pubblicata nel 1899. In questo libro, Nitobe ha cercato di spiegare i principi fondamentali del Bushido al pubblico occidentale. Attraverso un approccio comparativo, ha cercato di evidenziare le similarità e le differenze tra il Bushido e i codici etici occidentali come il concetto di cavalleria.

Nitobe ha presentato il Bushido come un codice di comportamento che incarna le virtù del coraggio, dell’onore, della lealtà, della cortesia, della giustizia e della compassione. Ha sottolineato come il Bushido enfatizzasse la nobiltà di spirito e il rispetto per gli altri, promuovendo un atteggiamento di altruismo e umiltà. “Bushido: The Soul of Japan” ha ottenuto un ampio successo internazionale ed è stato tradotto in numerose lingue. Ha contribuito a diffondere l’immagine del Bushido come un ideale di comportamento etico sia in Giappone che all’estero. Nitobe ha anche svolto un ruolo importante nella promozione della pace e della comprensione internazionale. Ha lavorato come diplomatico per il governo giapponese e ha partecipato a varie conferenze internazionali. Ha cercato di utilizzare gli ideali del Bushido come base per promuovere la cooperazione e il dialogo tra le nazioni.

Suzuki Daisetsu

Suzuki Daisetsu (1870-1966) è stato un famoso filosofo e scrittore giapponese che ha contribuito notevolmente alla diffusione del Buddhismo Zen in Occidente. Benché non sia direttamente associato alla creazione o alla definizione del concetto del Bushido, le sue idee e le sue opere hanno influenzato l’interpretazione moderna del Bushido e del suo legame con il Buddhismo Zen. Suzuki ha dedicato gran parte della sua vita allo studio e alla promozione del Buddhismo Zen, esplorando i suoi insegnamenti e la sua pratica. Attraverso i suoi scritti, tra cui il celebre libro “L’essenza del Buddhismo Zen”, Suzuki ha contribuito a rendere accessibili i principi e le idee del Buddhismo Zen a un pubblico occidentale. Nel contesto del Bushido, Suzuki ha sottolineato l’importanza dell’atteggiamento mentale e della pratica spirituale nella formazione del guerriero. Ha evidenziato l’idea di “mente assente” (mushin) e “saggezza immobile” (fudoshin) come aspetti fondamentali per un samurai, in cui la mente è libera da pensieri superflui e il guerriero agisce con spontaneità e determinazione. Tuttavia, è importante notare che la connessione tra Suzuki e il Bushido è in gran parte indiretta. Sebbene abbia influenzato la percezione occidentale del Buddhismo Zen e, indirettamente, del Bushido, Suzuki stesso non ha elaborato specificamente sul concetto del Bushido come un codice etico guerriero.

I primi decenni del ‘900

Nei primi decenni del XX secolo, l’ideologia politica e militare del Giappone subì importanti trasformazioni che ebbero un impatto significativo sul concetto del Bushido, l’etica guerriera dei samurai. Durante il Periodo Meiji (1868-1912), il Giappone intraprese un processo di modernizzazione e occidentalizzazione con l’obiettivo di emergere come una potenza mondiale. In questo contesto, l’ideologia nazionalista giapponese cominciò a prendere forma, promuovendo un forte senso di identità nazionale e un orgoglio patriottico. Il Bushido, con i suoi valori di onore, lealtà e disciplina, fu sfruttato per alimentare l’ideologia militarista e imperialista del Giappone. Il governo Meiji promosse l’immagine del samurai come il modello ideale di cittadino giapponese, combinando i valori tradizionali del Bushido con l’ambizione di espansione territoriale e di conquista.

L’ideologia politica e militare del Giappone nel primo Novecento si basava sull’idea di “kokutai”, l’essenza della nazione giapponese, e sulla nozione di “bushido kokka” (Bushido dello Stato). Il concetto di “bushido kokka” cercava di unire l’etica guerriera dei samurai con l’obbedienza al governo e l’impegno per il bene della nazione. Durante la prima metà del XX secolo, il Giappone subì una rapida militarizzazione e un crescente nazionalismo. Il Bushido fu utilizzato come strumento di propaganda per mobilitare e giustificare l’espansione militare del Giappone. Negli anni ’20, molte persone erano convinte dell’intricata e antica relazione tra Zen, samurai, Bushido, e le arti marziali, e questo mix ideologico divenne un elemento centrale del pensiero nazionalista. I valori del Bushido, come l’onore e il sacrificio, furono esaltati per sostenere l’aggressione verso altre nazioni e per incitare i soldati e i cittadini al servizio della patria.

Il Bushido nella Seconda Guerra Mondiale

Durante la Seconda guerra mondiale, il concetto del Bushido fu utilizzato per giustificare e incoraggiare il sacrificio estremo. I kamikaze, i piloti suicidi giapponesi che si lanciavano contro le navi nemiche con gli aerei, furono spesso descritti come eroi che avevano abbracciato il Bushido in nome dell’onore e del dovere. La loro volontà di morire per la patria venne vista come un esempio di lealtà e sacrificio supremo. Tuttavia, è importante notare che la connessione tra il Bushido e i kamikaze non rappresentava un’immagine accurata o completa dell’etica guerriera samurai. Molti studiosi hanno evidenziato che questa interpretazione dei kamikaze e del Bushido era influenzata dalla propaganda di guerra e dalla retorica nazionalista dell’epoca.

Il Bushido non era solo un codice guerriero, ma includeva anche una componente morale e spirituale che promuoveva l’equilibrio, la saggezza e la compassione. L’interpretazione dei kamikaze come incarnazione pura del Bushido rischiava di semplificare e distorcere la complessità etica e culturale dell’etica guerriera samurai. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone affrontò un periodo di ricostruzione e ridefinizione dei valori nazionali. Il Bushido continuò a essere un argomento di discussione e riflessione, ma le nuove generazioni si interrogarono sulle implicazioni morali e sulle conseguenze dell’interpretazione estrema del Bushido che aveva alimentato l’espansione militare giapponese durante la guerra.


In conclusione, il Bushido è un concetto che ha radici profonde nell’antica cultura giapponese, ma nel corso del tempo è stato arricchito e reinterpretato per creare un’immagine unica della cultura samurai. Mentre gli elementi fondamentali del Bushido, come l’onore, la lealtà e la disciplina, si riflettono nei valori tradizionali dei samurai, va riconosciuto che l’immagine moderna del Bushido è stata plasmata da influenze e idealizzazioni. L’arricchimento del Bushido con elementi fittizi e romanzeschi è stato spesso un risultato delle trasformazioni sociali, politiche e culturali che il Giappone ha attraversato nel corso dei secoli. Scrittori e intellettuali hanno contribuito a creare un’immagine idealizzata del Bushido, arricchendolo con dettagli e aneddoti che hanno catturato l’immaginazione del pubblico e hanno creato una visione romantica dell’etica guerriera samurai.

E’ importante distinguere tra l’immagine romanzata del Bushido e la realtà storica. Molti dei dettagli aggiunti sono frutto della creatività degli autori, come nel caso delle opere di Yoshikawa Eiji o Inazo Nitobe. Questi elementi fittizi hanno contribuito a creare un’immagine unica della cultura giapponese, ma non rappresentano necessariamente la verità storica o l’esperienza reale dei samurai. Riconoscere l’influenza di elementi fittizi nel Bushido non riduce il valore o l’importanza del concetto stesso. Il Bushido continua a essere un simbolo di valori come l’onore, la lealtà e la disciplina, che possono ispirare e influenzare le persone anche oggi. È un patrimonio culturale che ha contribuito a plasmare l’identità del popolo giapponese nel corso dei secoli.

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